Iraq: una Università cattolica per il futuro dei giovani iracheni
Sabato pomeriggio ad Ankawa, sobborgo di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, all'interno
di un'area di 30mila mq messa a disposizione dalla Chiesa caldea, è stata posta la
prima pietra della futura Università cattolica. Alla cerimonia è intervenuto anche
il governatore di Erbil, Nawzad Hadi Mawlood, che ha espresso, nel discorso inaugurale
il sostegno delle istituzioni civili ad un progetto accademico considerato di grande
impatto sociale. L'impresa è, a suo modo, un frutto dell'Assemblea sinodale sul Medio
Oriente svoltasi a Roma nell'ottobre 2010: “Quel Sinodo – spiega all'agenzia Fides
l'arcivescovo caldeo di Erbil, Bashar Warda, grande patrocinatore dell'iniziativa
– ci ha richiamato a cercare forme concrete di aiuto alla presenza e alla testimonianza
dei cristiani in Medio Oriente. Abbiamo preso contatti con l'Universitè Saint-Esprit
di Kaslik, il rinomato Ateneo fondato in Libano dall'Ordine Libanese Maronita, chiedendo
loro di aiutarci a portare avanti il nostro progetto. La risposta è stata entusiasta.
Contiamo di concludere i lavori entro il 2015”. L'obiettivo è creare un polo d'insegnamento
universitario privato aperto a tutti, conforme alle esigenze del mercato e strettamente
associato alla ricerca scientifica. Due sacerdoti caldei, temporaneamente a Roma per
gli studi nelle Accademie pontificie, stanno anche seguendo corsi di management amministrativo
per assumere ruoli di gestione e coordinamento nella futura Università. Già nel periodo
di rodaggio si prevede che le strutture potranno ospitare fino a 3mila studenti, con
percorsi e livelli accademici differenziati e prevalentemente attinenti all'area umanistica
tecnico-scientifica (informatica,, tecniche amministrative, scienze dell'economia).
Ad Ankawa è già dislocato il Babel College, la facoltà di teologia e filosofia affiliata
alla Pontificia Università Urbaniana che attualmente rappresenta l'unico centro cristiano
di studi teologici di alto livello operante in Irak. L'impulso a investire risorse
in un'Università privata orientata alle discipline umanistiche e tecnico scientifiche
nell'attuale contesto iracheno è connotato da evidenti implicazioni pastorali. Nonostante
le relative condizioni di sicurezza sociale che contraddistinguono il Kurdistan iracheno,
molti giovani cristiani considerano la loro provvisoria residenza nell'area come una
tappa sul cammino dell'emigrazione. “L'Università - sostiene con fiducia il vescovo
Warda - offrirà una buona chance per intensificare la rete di contatti con le analoghe
istituzioni cattoliche di tutto il mondo. Sarà anche uno strumento utile, nel momento
critico che sta attraversando l'Irak: abbiamo bisogno di queste risorse per aiutare
anche i giovani cristiani che vogliono continuare a testimoniare il dono della fede
nella loro terra”. (R.P.)