2012-10-20 17:30:06

Strumento nelle mani di Dio: la vita di Chiara Corbella nella testimonianza del marito


“La nostra è stata una storia come tante”. Sono le parole di Enrico Petrillo, il marito di Chiara Corbella, la giovane mamma di 28 anni scomparsa quattro mesi fa dopo aver rifiutato le cure anti-tumore per portare avanti la gravidanza del suo ultimo figlio, Francesco. Chiara era già stata madre, anche se per poche ore, di due bimbi Maria e Davide nati con gravi malformazioni ma fortemente voluti. Tanto l’interesse nell’opinione pubblica e sui social network per questa “seconda Gianna Beretta Molla” come l’aveva definita il cardinale vicario Agostino Vallini ai suoi funerali. Benedetta Capelli ha incontrato Enrico Petrillo che così ripercorre questi ultimi quattro mesi:RealAudioMP3

R. - Sono passati quattro mesi e a volte mi sembra molto di più, perché comunque Chiara mi manca tanto. E a volte mi sembra poco anche per metabolizzare tutto quello che abbiamo vissuto e quanto è accaduto. La cosa positiva è che quanto successo sta portando tanti frutti nel mondo intero. Mi arrivano e–mail da tutto il mondo e sapere che il suo sacrificio è servito a qualcosa mi rende molto felice; chissà quanti bimbi - già lo so perché tanti me lo hanno già scritto - nascono perché lei ha dato la sua testimonianza. E questo mi rende un marito molto orgoglioso delle sue scelte. Dopo la diagnosi di terminalità mi disse: “Senti Enrico, ma se tu sapessi che il tuo sacrificio potrebbe salvare dieci persone, lo faresti?”. Ho risposto: “Spero di sì. Spero che Dio mi dia la grazia di farlo”. E lei mi ha risposto: “Bene, credo che potrei chiedergli la guarigione ma solo Dio sa quello che voglio veramente”. Questo è quello che mi ha detto Chiara, e in quel momento ho intuito che forse c’era molto di più rispetto ad una guarigione fisica.

D. - C'è qualcosa, in questo periodo, che ti ha dato fastidio?

R. - Quello che mi dà più fastidio è il fatto che in questi quattro mesi hanno scritto un po’ di tutto senza conoscere bene la storia, senza avere rispetto per questo tempo, anche se in generale – devo essere sincero – penso ci sia stato molto rispetto nei nostri confronti. Onestamente un po’ mi arrabbio e dico: “No, hanno romanzato tutto, vogliono solamente esaltare gli aspetti più romantici, più eclatanti”. Ma invece a me sembra una storia molto ordinaria e così poco straordinaria.

D. - Cosa dire allora su di voi: chi siete veramente? Se allora dobbiamo sgomberare il campo da tanti equivoci, qual è la notizia?

R. - La notizia è che Gesù Cristo manifesta la sua forza nella nostra debolezza. Così, è stato per me e per Chiara. Noi sapevamo di non essere degli eroi, sapevamo che da soli non potevamo farcela e quindi ci siamo aggrappati a Cristo con tutte le nostre forze. Per vincere le tue paure devi gridare: Abbà Padre! Credo che per noi questa sia stata la nostra forza.

D. - La fede vi ha aiutato nell’affrontare tutte le difficoltà. Ma per una donna come Chiara, una mamma come lei, la presenza della Vergine probabilmente è stata fondamentale. Come è entrata Maria nella vostra storia?

R. - Maria è entrata nella nostra storia prima singolarmente, in quanto Chiara ha avuto una grande devozione per la Madonna, fin da piccola. Poi, come in tutti i cammini, questo amore è cresciuto, maturato fino a capire che non si può arrivare a Gesù senza passare per Lei. Il caso ha voluto che ci conoscessimo a Medjugorje, ma certo poteva accadere in qualsiasi altro posto del mondo. Però, la storia ha voluto che ci conoscessimo lì. Siamo quindi rimasti legati a quel luogo: ringraziare la Madonna che nella nostra vita abbiamo sentito vicino, soprattutto in questi anni, per come erano andate le gravidanze di Maria, di Davide, che potevano essere comunque delle storie devastanti di per sé invece per noi sono state delle belle esperienze, nonostante il dolore che - sottolineo – abbiamo provato nella nostra vita. Ci siamo fatti però consolare tanto.

D. - Cosa provi quando parlano di Chiara, della sua testimonianza fuori dal comune?

R. - La presenza di Dio nella nostra storia, in quella di Chiara soprattutto, per come ha vissuto la Croce, per come è morta, mi fa intuire che ci sia qualcosa di molto grande. Tanti mi hanno detto: “Però lei ha avuto tanta grazia...”, come se Dio non volesse dare la grazia anche a loro. Dio vuole darla anche a te, forse tu non vuoi essere santo! Di Chiara abbiamo trovato una lettera che aveva scritto forse quando aveva sette anni, pregava la Vergine chiedendole di essere santa. Ci siamo commossi quando l’abbiamo trovata.

D. - Hai parlato di una lettera e un’altra lettera l’avete consegnata a Benedetto XVI, il primo maggio scorso. Come è stato quell’incontro?

R. - È stato un incontro di grande consolazione. Sono stati tutti piccoli segni prima della scomparsa di Chiara, che Dio ci ha voluto dare, come questo dell’incontro con il Papa. Durante il baciamano, gli abbiamo consegnato questa lettera, nella quale in breve gli raccontavamo la nostra storia. Sapevamo già che alcuni amici avevano "consegnato" la nostra storia al Santo Padre, e sapevamo che aveva già pregato per noi. In pochi minuti gli ho raccontato che già avevamo due bimbi in Cielo, e quindi il Papa ha nuovamente benedetto Chiara in un modo più commovente, abbracciandola. Qualsiasi fosse stata la grazia, in quel momento abbiamo capito che sarebbe stata sotto la volontà del Signore.

D. - Siamo nell’Anno della Fede. La vostra storia di coppia potrebbe essere importante per la Nuova Evangelizzazione…

R. - Mi auguro di si, perché spero che possa dare ad ognuno il coraggio di affrontare la sua Croce nell’Anno della Fede. Ad Assisi ci hanno insegnato che il contrario della paura è la fede. Quindi in questo anno spero che chi ha paura potrà affrontare la sua Croce con questa consapevolezza.

D. - Di cosa può essere testimone Chiara?

R. - La nostra storia può donare delle risposte ai problemi di oggi e che, secondo me, sono i più importanti: l’aborto, l’eutanasia, l’accoglienza di un bimbo disabile. Come diceva Chiara: “Dio mette la verità nei nostri cuori e non c’è possibilità di fraintenderla”.

D. - C'è un messaggio particolare per chi ci ascolta?

R. - Sicuramente vorrei dire di non strumentalizzare Chiara. Mi auguro che ognuno di noi possa essere testimone vero soprattutto di Cristo e di Dio. In questa storia, io lo sono stato come marito, lo sono come padre di Francesco, e ognuno di voi lo può essere come testimone indiretto.







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