Sri Lanka: la Caritas lavora per superare le ferite del conflitto
“Lo sforzo in cui siamo maggiormente impegnati è nell’unire le due comunità del Nord
e Sud del Paese e proporre loro esperienze di condivisione, soprattutto alle vittime
di guerra, come vedove e orfani, disabili e bambini. Lo sforzo di far sperimentare
la differenza delle due culture aiuta a superare le ferite”. A parlare è padre George
Sigamoney, direttore di Caritas Sri Lanka, in un’intervista all'agenzia Sir durante
un incontro a Roma con le Caritas operanti nel Paese. A tre anni dalla fine di un
lungo e sanguinoso conflitto tra il gruppo armato ribelle delle “Tigri tamil” e l’esercito
governativo, lo Sri Lanka ha avviato percorsi di riconciliazione a cui partecipa anche
la Chiesa locale. “Pochi Paesi hanno avuto uno sviluppo così rapido ad una distanza
così breve dalla fine di un conflitto - osserva padre Sigamoney -. Il governo, insieme
alle organizzazioni non governative e agli organismi internazionali, sta cercando
di riportare le persone sfollate a casa e far sì che la vita riprenda normalmente”.
Tra le oltre 5.000 persone scomparse durante il conflitto, conferma padre Sigamoney,
vi sono anche “alcuni sacerdoti”. “È importante - auspica - che chi ha responsabilità
assolva il proprio compito di dare informazioni ai familiari degli scomparsi. Risolvere
questo problema è un modo per giungere alla riconciliazione”. (R.P.)