Sinodo. Frère Alois: per i giovani, fondamentale l'ecumenismo
Per le giovani generazioni, la ricerca dell’unità tra i cristiani diventa irresistibile:
questa la riflessione che Frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé, ha
presentato in questi giorni al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, al quale partecipa
come invitato speciale. Ma perché l’ecumenismo è così importante per i giovani? Al
microfono di Paolo Ondarza, ascoltiamo lo stesso frère Alois:
R. – Penso che
i giovani oggi abbiano bisogno di un’esperienza di comunione e questa esperienza di
comunione, di amicizia, di condivisione, di ascolto, possa risvegliare una curiosità
per la fede. Noi sperimentiamo questo a Taizè. Quando c’è un’esperienza di comunione,
possiamo anche approfondire la fede, e grazie a questo con tutti i giovani, di tutte
le confessioni - cattolici, ma anche ortodossi e protestanti – possiamo ascoltare
la Parola di Dio insieme, possiamo anche pregare insieme e fare così l’esperienza
dell’unità della Chiesa.
D. – La divisione tra cristiani spesso richiama a
divisioni storiche, dovute al passato, ma i giovani si sentono già uniti in Cristo?
R.
– Sì e no: si sentono uniti, perché possono fare l’esperienza di pregare insieme.
Questo ecumenismo della preghiera è un’esperienza dell’anticipazione dell’unità. Loro,
però, sanno anche che ci sono diverse Chiese, ci sono diverse realtà ecclesiali e
che dobbiamo tenerne conto.
D. – Al di fuori del contesto di Taizé, com’è possibile
per un giovane vivere l’ecumenismo nel proprio ambiente, nella propria città?
R.
– Io sono stato in Ucraina, alcune settimane fa, e molti giovani ucraini verranno
a Taizé: cattolici romani, cattolici greci ed ortodossi. Hanno detto che si sarebbero
incontrati a Taizé e che volevano incontrarsi anche nei loro rispettivi Paesi. Abbiamo
fatto così una preghiera nella nuova cattedrale greco-cattolica a Kiev. E per la prima
volta giovani ortodossi hanno partecipato a questa preghiera e sono entrati nella
cattedrale. Penso che i giovani possano aprire cammini per incontrarsi, per ascoltarsi
reciprocamente non solo a Taizé, ma anche nelle città in cui vivono.
D. –
Perché il linguaggio dei giovani è un linguaggio comune...
R. – Sì, è un linguaggio
comune, perché vogliono porre domande esistenziali. Perché crediamo? Chi è il Cristo?
Cosa vuol dire la Resurrezione? La fede come può cambiare la mia vita? Queste domande
sono esistenziali e tutti i giovani se le pongono.
D. – Oggi i giovani non
negano l’esistenza di Dio, però magari non hanno esattamente la conoscenza di chi
è Dio...
R. – Sì, c’è un’indifferenza, che non è un rifiuto della fede. Si
può vivere anche senza Dio, ma quando i giovani incontrano situazioni di sofferenza
o di divisione, allora la domanda di Dio si fa più presente.
D. – Per chiudere,
il suo augurio per questo Sinodo...
R. – Che sia un momento, un periodo di
comunione gioiosa, perché soltanto così possiamo trasmettere qualcosa.