Mali: al via intervento umanitario di Intersos per gli sfollati in fuga dal Nord
Una forza internazionale da inviare nel Nord del Mali finita sotto il controllo armato
di gruppi fondamentalisti islamici. Se n’è discusso durante un vertice che si è svolto,
ieri, a Bamako alla presenza di esponenti dell’Unione Africana, della Comunità dei
Paesi dell’Africa occidentale, dell’Unione Africana, Unione Europea e Onu. Intanto
sul terreno è iniziato l’intervento umanitario di Intersos a favore di migliaia di
sfollati in fuga dal Nord a causa di violenze e violazioni dei diritti umani. Eugenio
Bonanata ne ha parlato con Federica Biondi, capo missione della struttura
nella vicina Mauritania:
R. – Un intervento
militare, comunque, provocherà ulteriori movimenti della popolazione che fino ad ora,
da un lato, è andata verso Paesi limitrofi, quindi cercando di ottenere lo status
di rifugiato, e, dall’altro, invece ha scelto di lasciare le aree del Nord, che prima
erano scenari di combattimento - ora invece sono occupati da gruppi armati - per andare
nelle aree limitrofe del Sud. Quindi, noi, come Intersos, in questo momento ci troviamo
a Mopti - regione nell’immediato confine tra il Nord e il Sud - nel Sud dove un gran
numero di sfollati interni ha cercato un’area sicura, un’area sotto il controllo del
governo maliano.
D. – Quali sono le esigenze della popolazione, in questo
momento?
R. – Ovviamente le esigenze primarie della popolazione sono quelle
della sopravvivenza. Prima di tutto, quindi, ricevere razioni alimentari e beni di
prima necessità. La maggior parte di questa popolazione è stata accolta da famiglie
e amici e si è immediatamente innescato un meccanismo di solidarietà, che è molto
presente nella cultura locale. I numeri, però, sono altissimi: si parla di 32 mila
persone, di notte. Quindi, il carico dell’accoglienza delle persone che vengono dal
Nord non può essere lasciato alle sole famiglie maliane.
D. – Come si articola
il vostro intervento?
R. – In queste situazioni bisogna vigilare perché le
fasce più deboli della popolazione, cioè le persone vulnerabili, ricevano l’assistenza,
e soprattutto che non ci siano violazioni del diritto. Quindi che non ci siano azioni
di violenza sessuale e che per esempio non ci si liberi più facilmente della figlia,
facendola sposare precocemente, per sottrarsi dal carico del mantenerla. In queste
situazioni, il fenomeno del matrimonio precoce e forzato spesso viene esacerbato.
D.
– Quali sono le altre necessità dei bambini?
R. – La risposta immediata, che
bisogna dare in questi casi, è riuscire a ripristinare un quadro di vita il più vicino
possibile alla normalità. E l’offerta principale che bisogna dare ai bambini è, da
un lato, l’educazione e, dall’altro, creare attività consone al bambino e eventualmente
dare risposte ai problemi psicosociali. Questo, per esempio, lo stiamo facendo in
questo momento nei campi di rifugiati in Mauritania, dove sono affluite da gennaio
ad ora - i numeri ufficiali dicono - 108 mila persone, nel Sud-Est della Mauritania,
nella località del campo di M'beira.