Il Papa alla consegna del "Premio Ratzinger": c'è bisogno di persone che rendano Dio
vicino all'uomo di oggi
Il Papa ha consegnato, sabato mattina in Vaticano, il Premio Ratzinger per la teologia
a due eminenti studiosi: il gesuita americano padre Brian Daley, docente di teologia
storica, e il professore francese Rémi Brague, studioso di Filosofia delle Religioni.
“Personalità esemplari - ha detto Benedetto XVI - per la trasmissione del sapere che
unisce scienza e sapienza”. Alla cerimonia hanno preso parte anche i Padri sinodali.
Il servizio di Benedetta Capelli:
Due “personalità”
in senso pieno, due professori universitari molto impegnati nell’insegnamento. Così,
il Papa descrive i vincitori del premio Ratzinger: padre Brian Daley e il professore
Rémi Brague, “entrambi impegnati nella Chiesa – ha detto Benedetto XVI – attivi nell’offrire
il loro contributo qualificato alla presenza della Chiesa nel mondo di oggi”. Ed entrambi
dediti a "due aspetti decisivi per la Chiesa dei nostri tempi": l’ecumenismo per il
padre gesuita in particolare con gli ortodossi; la filosofia delle religioni, soprattutto
ebraica e islamica nel Medioevo, per il prof. Brague. Nel consegnare il premio, il
Papa ha espresso il desiderio di rileggere alcuni documenti del Concilio Vaticano
II come la Dichiarazione Nostra aetate sulle religioni non cristiane e il Decreto
Unitatis redintegratio sull’ecumenismo e ancora la dichiarazione Dignitatis
humanae sulla libertà religiosa:
“Sicuramente sarebbe molto interessante,
caro padre e caro professore, ascoltare le vostre riflessioni e anche le vostre esperienze
in questi campi, dove si gioca una parte rilevante del dialogo della Chiesa con il
mondo contemporaneo”.
Esprimendo poi il suo “particolare apprezzamento
e gratitudine” per la fatica di comunicare i frutti delle ricerche dei due studiosi,
“impegno gravoso ma prezioso per la Chiesa”, il Papa ha ricordato l’importanza delle
personalità premiate:
"Personalità come il padre Daley e il prof. Brague
sono esemplari per la trasmissione di un sapere che unisce scienza e sapienza, rigore
scientifico e passione per l’uomo, perché possa scoprire l’'arte del vivere'".
Uomini che hanno lo sguardo fisso verso Dio e che da Lui attingono per aiutare
il prossimo a comprendere che “Cristo è la strada della vita” :
“Persone
che, attraverso una fede illuminata e vissuta rendano Dio vicino e credibile all’uomo
d’oggi, ciò di cui abbiamo bisogno”.
Infine, l’invito dei Benedetto XVI
a riscoprire la vera “arte del vivere”:
“Operare nella vigna del Signore,
dove ci chiama, perché gli uomini e le donne del nostro tempo possano scoprire e riscoprire
la vera ‘arte del vivere’: questa è stata anche una grande passione del Concilio Vaticano
II, più che mai attuale nell’impegno della nuova evangelizzazione”.
Nel
presentare i due vincitori del premio, il cardinale Camillo Ruini, presidente della
Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, ha sottolineato che “il contesto
attuale - l’Anno della Fede e il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, nel 50.mo anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II - rafforza il significato del conferimento
di questi premi”:
“La fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI
ha visto, infatti, in Remi Braquee Brian Daleydue studiosi che a partire da una straordinaria conoscenza delle origini e
della storia della fede cristiana sanno guardare in avanti per costruire, sulla base
di questa medesima fede, il presente e il futuro della famiglia umana, in conformità
all’intenzione profonda della teologia di vostra Santità”.
Sulle emozioni
nel ricevere questo premio, Catherine Aubin, della nostra redazione francese,
ha intervistato il prof. Remi Braque:
R. – Dans le plexus solaire ...
il se trouve que j'étais loin ... In realtà, mi ha lasciato senza fiato, perché
ero lontano da casa; la lettera ufficiale era stata inviata ad un indirizzo che non
è più il mio, e ho saputo la notizia per puro caso, da internet e peraltro grazie
ad una "fuga di notizie": il tutto è accaduto alla fine di luglio. Mi trovavo in Croazia,
per la precisione a Zadar, per una sorta di “università estiva” alla quale i croati
mi avevano invitato. Quando ho appreso la notizia è stata una sorpresa grande, per
più ragioni. Intanto, perché non sono un teologo! Pensavo che si trattasse di un premio
riservato solo a teologi, e inoltre potrei nominare almeno una decina di persone che
più di me meriterebbero una simile distinzione. Ovviamente, ne sono stato molto contento,
anche lusingato per il riconoscimento riservato al mio lavoro. Però, sono veramente
caduto dalle nuvole quando l’ho saputo. Sono felice perché penso che forse questo
premio possa contribuire a far meglio conoscere la mia opera.