2012-10-20 08:23:26

A Vicenza, una mostra sulla ricchezza della tradizione cristiana in Etiopia


Oltre un centinaio di preziosi manufatti artistici: è questo il contenuto della mostra intitolata “Aethiopia Porta Fidei. I colori dell'Africa cristiana”, presentata a Roma e che sarà ospitata al Museo diocesano di Vicenza, dal 27 ottobre al 24 febbraio. A presentarla, tra gli altri, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e il cardinale Demerew Souraphiel Berhaneyesus, arcivescovo di Addis Abeba. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Una storia religiosa millenaria, prima giudaica e poi cristiana, fa dell’Etiopia un Paese definito provincia dell’Oriente cristiano "casualmente" in terra d’Africa. La mostra mette in luce tale storia attraverso icone, rotoli magici, croci, libri, strumenti. Reperti particolarissimi per un’esposizione che ha anche una precisa finalità particolare: sostenere il progetto della realizzazione di un’Università Cattolica intitolata a "San Tommaso d'Aquino" in Etiopia. L’arcivescovo di Addis Abeba, cardinale Demerew Souraphiel Berhaneyesus:

“I nostri servizi educativi sono molto apprezzati dal popolo ed è il governo etiopico che ha chiesto al Santo Padre Giovanni Paolo II di aprire lì un’università. Questa università sarà molto importante per l’Etiopia, ma anche per tutto il Corno d’Africa: quindi non solo per l’Etiopia, ma per la Somalia, per Gibuti, per l’Eritrea, per il Sudan… Solo con l’educazione si può avere una coesistenza pacifica; con l’educazione si può partecipare allo sviluppo del Paese; con l’educazione si può anche avere un forte influsso sul Medio Oriente, dove si recano molti etiopici per lavorare come domestici, come infermieri. Questa università sarà veramente molto importante”.

Un significato in più per recarsi a visitare la Mostra, nelle parole del cardinale Angelo Scola:

“La lunghissima tradizione esposta nella mostra comincia addirittura le sue radici nel popolo ebraico e viene fatta risalire così lontano, fino quasi alla Regine di Saba: piace collegare il grande poema del Cantico dei Cantici. Riscoprire questa ricchezza serve a noi europei per perdere l’autoreferenzialità che ci caratterizza. Non a caso siamo in decadenza - e questo dobbiamo dircelo apertamente - non solo per ragioni demografiche, perché siamo tutti vecchi, e quindi stanchi in quanto vecchi, ma anche per questa pronunciata autoreferenzialità che è derivata spesso da un senso di superiorità che, pur avendo come radice ultima delle giustificazioni dal punto di vista della storia, del pensiero e della cultura, non si giustifica mai quando va oltre i limiti di una capacità di convivenza e di unità con tutta quanta la famiglia umana. La ricchezza di questa Chiesa, che la mostra documenta, è un’occasione e una provocazione per la nuova evangelizzazione in Europa”.

Impossibile raccontare la particolarità di ogni reperto. Citiamo 40 icone di piccolissimo formato, realizzate tra il XVI e il XVIII secolo, che sembrano sintetizzare, con intensi colori l’immaginario religioso di un popolo, le radici della tradizione artistica in Etiopia.







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