L'Uruguay legalizza l'aborto, i vescovi: una ferita per il Paese
Luis Badilla Morales, Radio Vaticana L'Uruguay diventa
il quinto paese in America-Latina ad avere una legge così permissiva in materia di
interruzione volontaria di gravidanza. La legge lascia infatti piena autonomia alla
donna. In altri paesi di questa regione l'aborto è legale, ma è regolato da una legislazione
molto più restrittiva. Per la Chiesa uruguayana è una decisione che va contro la carta
costituzionale del Paese che prevede la difesa della vita dal concepimento alla sua
fine nauturale. Una norma che in sostanza ferisce la Nazione, visto che la maggioranza
del popolo uruguayano non la sostiene. Ma, in generale, è tutta l'America-Latina
a non considerare la necessità di legalizzare l'aborto come un problema del momento.
E' più una questione 'imposta dall'esterno'. Da istituzioni finanziarie internazionali,
con la teoria che i poveri sono tali perché fanno troppi figli. E in parte da Organizzazioni
non governative o di assistenza umanitaria, finanziate da paesi industrializzati,
che col pretesto dell'educazione alla salute riproduttiva, propagandano stili di vita
in contrasto con quelli locali. Il Senato uruguayano ha approvato definitivamente
un disegno di legge per la depenalizzazione dell’aborto, un provvedimento già passato
al vaglio dalla Camera dei deputati e che ora dovrà essere promulgato in legge dal
presidente della Repubblica. Quest'ultimo ha già dichiarato che non ostacolerà
la riforma. La Chiesa uruguayana ha espresso il suo “profondo dolore” per una normativa
che “in pratica legalizza l'aborto”. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)