Pakistan: il Paese è con Malala nonostante la violenza dei talebani
Mentre la scuola di Mingora, dove studiava Malala Yousafzai, la ragazza vittima di
un attentato talebano che lotta fra la vita e la morte, è stata costretta a una temporanea
chiusura “per le minacce ricevute e la troppa attenzione dei media”, il fronte di
tutti i movimenti talebani dell’Asia meridionale e centrale ha diffuso una dichiarazione
pubblica per ribadire “la legittimità della morte di Malala”. Come riferiscono fonti
dell'agenzia Fides in Pakistan, i gruppi Tehrik-i-Taliban Pakistan, Harkat-e-Islami
Uzbekistan e Al-Sahab, braccio di A-Qaeda, si sono impegnate in uno sforzo congiunto
per giustificare l'aggressione a Malala e ridurre l'impatto delle reazioni, interne
e internazionali, contro l’atto criminoso. La dichiarazione degli estremisti ricorda
che “chi denigra l’attentato a Malala, ignora abusi e uccisioni da parte dei governi
degli Stati Uniti e del Pakistan”. “Malala meritava di morire perché aveva parlato
contro i mujaheddin”, notano i gruppi talebani, descrivendo Malala come una “spia
dell'Occidente”. Non motivano, invece, l’attacco come reazione all’impegno della ragazza
per l’istruzione femminile. Padre James Channan, Domenicano, responsabile del “Peace
Center” di Lahore, molto impegnato nel dialogo interreligioso, commenta a Fides: “Nonostante
queste dichiarazioni degli estremisti, tutto il Pakistan è con Malala. Credo che la
sua vicenda abbia scosso le coscienze e creato una nuova consapevolezza. Oggi nella
società civile, nella politica, nei mass media, nell’opinione pubblica, tutti dicono
di rifiutare la talebanizzazione del Pakistan. E’ cresciuto un sentimento anti-talebano”.
Padre James nota: “Nel Paese di susseguono, dappertutto, manifestazioni e incontri
in favore di Malala. Ogni giorno scendono in strada studenti, avvocati, gruppi femminili,
mentre ci sono molti incontri interreligiosi. Tutti sostengono un Pakistan dove siano
garantiti l’istruzione, le pari opportunità, i diritti delle donne, la vita e la dignità
di ogni cittadino”. (R.P.)