Incontro di alcuni padri sinodali sui cristiani davanti ai conflitti in Medio Oriente
Le rivendicazioni dei popoli arabi per ottenere riforme costituzionali, economiche
e sociali sono giuste e legittime, ma non lo è affatto la pretesa di imporre tali
cambiamenti “dall'esterno e attraverso la forza”, come la scelta di scatenare “la
violenza e la guerra” in nome di tali obiettivi. E' questo uno dei criteri di discernimento
emersi durante una riunione di patriarchi, cardinali e vescovi svoltasi in margine
ai lavori del Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione in corso in Vaticano.
L'incontro – al quale hanno partecipato, tra gli altri, i Cardinali Timothy Dolan,
Leonardo Sandri, Louis Tauran e Pèter Erdő, insieme al patriarca greco-melchita Grégorios
III Laham – si è svolto lunedì scorso presso il Pontificio Collegio Maronita, su invito
del patriarca della Chiesa maronita Béchara Boutros El Raï, e ha fornito l'occasione
di un confronto sul ruolo dei cristiani in Libano e in Medio Oriente nell'attuale,
delicata congiuntura storico-politica. Dalla sintesi della riunione, pervenuta all’agenzia
Fides, emerge che rispetto alla crisi siriana i padri sinodali presenti alla riunione
hanno concordemente auspicato che una soluzione del conflitto e la realizzazione delle
riforme siano raggiunte “attraverso il dialogo e il negoziato politico e diplomatico”.
I presenti hanno anche ribadito che, alla base delle tensioni e delle divisioni in
Medio Oriente, c'è “il conflitto israelo-palestinese e il conflitto arabo-israeliano”,
rispetto ai quali la comunità internazionale è chiamata a favorire l'applicazione
delle risoluzioni internazionalmente legittimate. I patriarchi, i cardinali e i vescovi
riuniti al Pontificio Collegio Maronita hanno anche condiviso il rammarico per la
politica di alcune potenze dell'area mediorientale e occidentale che “sfruttano le
proteste popolari e le loro rivendicazioni per seminare il caos e promuovere i conflitti
interni e settari”, preoccupate solo di incrementare il traffico d'armi e affermare
i propri interessi strategici. Tutti hanno concordato che in questa fase storica la
road map per i cristiani del Medio Oriente è rappresentata dalle parole pronunciate
da Benedetto XVI nel corso della sua recente visita apostolica in Libano. L'invito
rivolto a tutti i cristiani dell'area mediorientale è quello di “perseverare nella
loro testimonianza unica di convivenza cristiano-islamica”, anche resistendo ai conflitti
religiosi e culturali che vengono fomentati per miope interesse politico “da alcune
potenze regionali e internazionali”.
Alla luce di quanto sta accadendo in
Medio Oriente ed in particolare in Siria, il Papa ha deciso di inviare nei prossimi
giorni a Damasco una Delegazione del Sinodo per esprimere “fraterna solidarietà” a
tutta la popolazione siriana: lo ha annunciato il cardinale segretario di Stato Tarcisio
Bertone, affermando che non si può restare indifferenti di fronte ad una tragedia
simile, nell’auspicio che nel Paese possano prevalere “la ragione e la compassione".
La Delegazione – ha detto il porporato – porterà anche la vicinanza spirituale “ai
nostri fratelli e sorelle cristiani” e “i nostri incoraggiamenti a quanti sono impegnati
nella ricerca di un accordo rispettoso dei diritti e dei doveri di tutti, con una
particolare attenzione a quanto previsto dal diritto umanitario”. Tra i Padri sinodali
che si recheranno in Siria, c’è anche il cardinale Laurent Mosengwo Pasinya,
arcivescovo di Kinshasa. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Andiamo
lì per portare alla popolazione che soffre il conforto del Santo Padre e del Sinodo,
per testimoniare loro la nostra vicinanza e la nostra prossimità nella situazione
che stanno vivendo. Portiamo un aiuto, una somma di denaro che i Padri sinodali raccoglieranno
e affideranno alla delegazione.
D. – Quanto si vive in Siria è risuonato anche
qui nell’aula del Sinodo, negli interventi delle varie persone che provengono da quella
realtà...
R. – Sì, qui ci sono vescovi e patriarchi che vengono dalla Siria.
Ma bisogna dire che anche altri hanno parlato di questa tragedia e hanno chiesto di
fare questo gesto per la Siria per portare il conforto del Papa e della Chiesa.
D.
– La soluzione però – si ribadisce – non può che essere politica...
R. – Noi
non portiamo una soluzione politica, la lasciamo a chi se ne deve occupare. Noi andiamo
lì per un’opera di carità e per un’opera spirituale di conforto.
Della Delegazione
fa parte anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso. Ascoltiamolo al microfono di Hélène Destombes:
“Vogliamo
esprimere la solidarietà umana alle persone, alle famiglie che soffrono tanto. Pensiamo
per esempio agli emarginati, alle persone anziane, agli ammalati… L’altro giorno un
vescovo presente qui al Sinodo raccontava di aver ricevuto un appello di un suo parroco
che non sapeva cosa fare per un ospizio bombardato. Quindi vogliamo esprimere una
solidarietà materiale anche perché ci sarà un contributo finanziario da parte dei
padri e poi la solidarietà spirituale con i nostri fratelli cristiani che hanno bisogno
di sentire, come in una famiglia, l’affetto, la preghiera l’accompagnamento di tutta
la famiglia. Infine, incoraggiare chi sta collaborando alla ricerca di una soluzione
che non può essere che politica.