2012-10-17 15:23:03

Sierra Leone: tra un mese elezioni generali in un clima disteso


Si è aperta, in Sierra Leone, la campagna elettorale per le elezioni generali. Il 17 novembre prossimo, gli aventi diritto al voto, tra gli oltre cinque milioni e mezzo di abitanti, dovranno scegliere il presidente, il parlamento e le amministrazioni locali. Ma qual è la situazione oggi nel Paese dell’Africa occidentale, che appena pochi anni fa ha vissuto il dramma di una lunga e sanguinosa guerra civile? Giancarlo La Vella ne ha parlato con il collega sierraleonese della redazione inglese per l’Africa della Radio Vaticana, Festus Tarawalie:RealAudioMP3

R. - Il Paese ha attraversato un periodo molto brutto, tra il 1990 ed il 2002, l’anno in cui è finita la guerra civile. Penso che i sierraleonesi abbiano imparato molto da quella tragica esperienza, sia pure in modo molto duro e molto penoso, ma oggi abbiamo la pace in Sierra Leone e la gente è molto contenta di potere, per la terza volta dalla fine della guerra, votare per i propri candidati e per il presidente. Oggi, il Paese gode di pace e ci sono tante potenzialità per continuare su questa strada.

D. - Non è rimasto nulla di quelle drammatiche frizioni, che provocarono la guerra civile?

R. - A dire la verità, ci saranno sempre dei problemi, perché la situazione sociale è ancora difficile: ci sono alcuni che non hanno ancora abbastanza da mangiare. Ma penso che negli ultimi cinque anni l’incidenza della povertà si è dimezzata ed il governo attuale ha anche lanciato un nuovo progetto per continuare su questa strada e per far sì che questi problemi, che in passato hanno portato alla guerra civile, vengano superati. Da segnalare, poi, che in queste elezioni ci sono anche gli ex ribelli Ruf (Revolutionary United Front), che hanno il loro partito: questo per dire che il popolo sierraleonese vuole essere unito, vuole andare a queste elezioni in pace per il bene del Paese. Dopo le elezioni, qualunque sia il risultato, dobbiamo rimanere uniti, dobbiamo rimanere fratelli e sorelle per il bene del Paese.

D. - Di fronte alla crisi economica globale, che sta interessando tutto il mondo, come sta reagendo la Sierra Leone e come riesce a promuovere le sue ricchezze naturali?

R. - Molti dei suoi abitanti sono agricoltori. Dunque, è importante dar loro la possibilità di poter coltivare, di poter vendere, di poter mangiare quello che producono, perché se ad esempio il riso viene importato, costerà molto di più. Per le risorse minerarie, abbiamo il giacimento di bauxite - tra i più grandi del mondo - e in questi ultimi due anni abbiamo avuto degli investimenti di miliardi di dollari. Speriamo che, fra poco, questo si trasformi in cose concrete per i sierraleonesi. Poi, per fortuna, oggi non si combatte più per i diamanti. Il governo riesce a tassare chi viene a lavorare e a sfruttare le miniere: dai proventi dei diamanti il governo sta realizzando importanti progetti.

D. - In questa fase di pacificazione, qual è il ruolo della Chiesa in Sierra Leone?

R. - Già durante la guerra il Consiglio nazionale interreligioso, ma anche il Consiglio delle chiese della Sierra Leone, e tanti altri leader della chiesa hanno cercato di promuovere il valore della pace, del dialogo, per cercare di ricompattare il tessuto sociale. Non hanno mai smesso e anche adesso la Chiesa cattolica - in occasione delle elezioni, ad esempio - ha pubblicato una lettera pastorale, invitando tutti a rispettare il voto, a partecipare, ma in un modo corretto e leale verso gli altri. Anche se abbiamo delle sensibilità diverse, dobbiamo sapere che questo è per il bene del Paese e ognuno deve essere libero di fare la sua scelta. E’ fondamentale che le elezioni vengano accettate e che si svolgano in un clima di fratellanza, di amicizia, collaborazione e rispetto.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre







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