Cile: mons. Chomali incontra i 4 giovani mapuches in sciopero della fame da 50 giorni
Mons. Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, in Cile, ha incontrato, sabato
scorso, i 4 giovani reclusi di etnia mapuche che da 50 giorni sono in sciopero della
fame per chiedere giustizia per la loro comunità e la fine di ogni persecuzione politica.
Come richiesto da diversi leader mapuches, il presule si è recato all’ospedale regionale
di Concepción dove adesso si trovano i 4 giovani a causa della loro precarie condizioni
di salute. I detenuti sono stati trasferiti dal carcere di Angol dopo che la Corte
di Appello di Temuco ha autorizzato venerdì l’alimentazione forzata. “Una persona
dopo 47 giorni senza alimenti, è debole” ha riferito il presule cileno ai giornalisti
dopo la visita, mostrando grande preoccupazione per i 4 giovani. Per questa ragione,
ha aggiunto che la Chiesa sta lavorando insieme all’Istituto di Diritti Umani per
fare ritornare i detenuti ad Angol - la loro città di provenienza - e trovare una
soluzione ai tanti problemi della comunità mapuche. Tuttavia, ha chiarito, che in
quest’occasione non è stata richiesta la mediazione della Chiesa. Domenica scorsa
migliaia di persone hanno manifestato nelle strade di Santiago, per sostenere le etnie
indigene e in particolare i 4 ventenni mapuche che chiedono la nullità del processo
nel quale sono stati condannati. Da anni, le comunità mapuche lottano per riconquistare
la loro autonomia e i loro diritti sulla terra - a volte attraverso l’occupazione
forzata - toccando in questo modo gli interessi di proprietari terrieri e dello stesso
Stato su vaste aree del Paese. Ogni loro protesta è neutralizzata con forti repressioni
delle forze dell’ordine e giudicata dalla “legge antiterrorista” approvata durante
la dittatura e che prevede, tra l’altro, il giudizio presso tribunali militari e il
raddoppiamento della pena per i “nemici dello Stato”. I mapuches dal canto loro reclamano
al governo del presidente Sebastián Piñera, il mancato riconoscimento di un giusto
processo, la presunzione d'innocenza e il rispetto degli accordi internazionali ratificati
dal Cile per la protezione delle comunità indigene di tutta la nazione. (A cura
di Alina Tufani)