2012-10-17 15:05:33

Caritas. Rapporto povertà 2012: 33 italiani su 100 ricorrono ai Centri di ascolto


Oltre il 30% degli italiani ricorre ai Centri Caritas: il dato preoccupante emerge dal Rapporto sulla Povertà 2012, pubblicato per la prima volta in versione integrale on line all’indirizzo: www.caritasitaliana.it. Lo studio frutto di capillare raccolta in 191 Centri di ascolto (Cda) della Chiesa italiana, su 2.832 sparsi in tutta Italia, rivela che il lavoro e la casa sono in cima ai problemi di chi chiede un aiuto materiale ma anche un sostegno per orientarsi. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“I ripartenti. Povertà croniche e inedite. Percorsi di risalita nella stagione della crisi”. Il titolo del Rapporto che evidenzia una realtà di disagio sociale complessa e variegata: 33 italiani su 100 si sono rivolti lo scorso anno ad un Centro Caritas. Impennata di richieste fra le casalinghe, quasi 180% in più, segno di estrema sofferenza delle famiglie monoreddito, ma anche fra gli anziani e i pensionati in crescita del 55%. Aumentano gli stranieri del 70%, più in cerca però di lavoro (17%) e orientamento (13,4%) che di sostegni economici, solo il 7% delle richieste contro il 20 degli italiani. Quanto agli aiuti: beni e servizi materiali sono in cima alla lista, seguiti dai sussidi economici rivolti in maggioranza agli italiani (23%) rispetto agli stranieri (6,9%), segno della crisi. Nel rapporto si evidenzia – se cosi si può dire – una sorta di normalizzazione della povertà. Walter Nanni responsabile dell’Ufficio Studi della Caritas Italiana:

R. – Stiamo notando una minore presenza di persone senza dimora o con gravi problemi abitativi, ossia di emarginati gravi. Questa presenza diminuisce del 10,7%. Aumentano invece casalinghe, pensionati, anziani, italiani tra i 40 e i 50 anni, che hanno perso il lavoro e cominciano a rivolgersi anche alla Caritas. Questo significa un cambiamento di utenza e anche un cambiamento di richieste e di modalità di intervento.

D. – Nel Rapporto, si mette in luce anche il fatto che molte persone chiedono orientamento per il lavoro...

R. – Sono quelli che abbiamo definito i “ripartenti”. A differenza del passato, in cui l’utente Caritas chiedeva essenzialmente beni materiali, riparo per la notte, pacchi di viveri, molto spesso ormai le persone, soprattutto gli italiani, chiedono alla Caritas la possibilità di reinserirsi dal punto di vista sociale, professionale: formazione, inserimento lavorativo, ascolto personalizzato, recupero della scolarità perduta, orientamento professionale. Questo significa voglia di ripartire e purtroppo anche false partenze, perché il tessuto economico italiano non offre moltissimo da questo punto di vista.

D. – Nel Rapporto, si mette anche in luce che la Caritas non può svolgere un ruolo di supplenza rispetto a quelle che sono le responsabilità dello Stato...

R. – Purtroppo, in questo momento, abbiamo un welfare nazionale, e quindi anche poi locale, in crisi, con gravi tagli che hanno inciso sulla sua efficacia. Abbiamo anche difficoltà che non sono legate solamente alla scarsità di risorse: manca il pronto intervento sociale. Una persona di 40-50 anni che perde il lavoro non ha in questo momento – se ad esempio aveva un lavoro a collaborazione, non a tempo indeterminato – delle risorse immediate, urgenti, e la Caritas, così come altri enti, svolge una funzione sussidiaria per cercare di tamponare queste situazioni di emergenza.

D. – Quale giudizio dare della politica?

R. – In questo momento, bisognerebbe dare maggiore attenzione al fatto che la povertà è cambiata. Non si può più pensare a un fenomeno stabile nelle generazioni. Ci vuole un grande sforzo comunitario. Il volontariato, purtroppo, in questo senso è anche in calo nel settore socio-assistenziale, ma mancano sicuramente quelle grandi dimensioni di impegno sociale degli anni precedenti. Dal punto di vista nazionale, poi, ci sono alcune misure che andrebbero prese con una certa urgenza, tra cui la possibilità di introdurre nel Paese un reddito minimo d’inserimento: una misura presente in quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea e che manca in Italia.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre







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