Sudan: appello di pace dei vescovi, dopo gli accordi di Addis Abeba
Combattere la corruzione e il nepotismo, rifiutare le logiche del tribalismo e impegnarsi
a fondo per la pace e la prosperità reciproche: sono alcune delle raccomandazioni
rivolte ai due Sudan dall’arcivescovo di Juba Paulino Luduku Loro e dal primate della
chiesa anglicana e vescovo della diocesi di Juba Daniel Deng Bul. In un comunicato
diffuso in seguito agli accordi di Addis Abeba e ripreso dall'agenzia Misna, i due
rappresentanti religiosi si sono detti “lieti della perseveranza dimostrata dalle
due parti nell’ambito del negoziato” e delle prime misure concretamente attivate come
“la ripresa dei voli diretti tra Juba e Khartoum”. I prelati hanno quindi lodato la
creazione di una zona demilitarizzata lungo la frontiera e sottolineato che per una
buona riuscita del negoziato, anche sulle questioni rimaste in sospeso, come lo status
della regione di Abyei “bisogna imparare a guardare al Sudan come ad un’unica famiglia
costretta a dividersi, ma i cui beni devono essere equamente divisi in modo che nessuno
dei suoi membri si trovi ad essere svantaggiato”. Questo principio, insistono i responsabili
della Chiesa sudanese “deve guidare le azioni e le decisioni che verranno prese in
futuro sui confini e sul petrolio”. Nella nota congiunta, i prelati sottolineano l’importanza
dell’accordo di pace raggiunto a Jonglei lo scorso maggio tra le diverse comunità
in lotta, mettendo in evidenza che “se anche rimangono alcune sfide da affrontare”
la situazione “non è più come in passato”. I vescovi hanno invitato le comunità del
Sud Sudan a “distanziarsi dalle ribellioni violente” auspicando al tempo stesso, da
parte dell’esercito “ di rispondere con moderazione agli attacchi rispettando i diritti
umani e non perpetrando abusi durante le loro attività”. Al governo di Juba viene
richiesto infine di prendere azioni concrete contro la corruzione, e garantire il
rispetto dei diritti dei cittadini; a quello di Khartoum, di accettare le proposte
per una soluzione alla questione di Abyei, e favorire fine del conflitto in Blue Nile,
Darfur e sui Monti Nuba. (R.P.)