Il ministro Riccardi inaugura l'Anno accademico dell'Ups
Solenne inaugurazione ieri mattina dell’Anno accademico della Pontificia Università
Salesiana (Ups), presente il prof. Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale
e l’integrazione, che ha svolto la prolusione, dopo i saluti del rettore dell’Ups,
il prof. Carlo Nanni. Ad aprire la giornata, la Messa presieduta dal rettore maggiore
dei Salesiani, don Pasqual Chavez Villanueva. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Giocare al
rialzo e osare la chiarezza, ossia dire apertamente chi siamo, cosa vogliamo, che
cosa chiediamo”: il messaggio chiaro rivolto alla comunità universitaria da don Chavez,
nell’omelia della Messa. Il cristianesimo “non può credere alle soluzioni facili,
ai compromessi, alle benevole concessioni agli ammiccamenti equivoci, al gioco di
equilibri per rimediare ai vuoti”, ha sottolineato il rettore maggiore dei Saelsiani,
ricordando i 50 anni dal Concilio Vaticano II e la recente apertura del Sinodo dei
vescovi sulla nuova evangelizzazione nell’Anno della Fede appena inaugurato. La nostra
fede, ha proseguito don Chavez, “non può rinunciare ai suoi ideali e ridurre le proprie
pretese”, che sono poi quelle stabilite da Cristo, e “arrivare ad amichevole componimenti
e generose transazioni pur di recuperare popolarità e rinfoltire le file”. “La rilevanza
della fede oggi – ha ammonito don Chavez – dipende dalla sua identità e non dal grado
di accoglienza sociale”. “Non mi preoccupa – ha concluso – l’attuale crisi della Chiesa.
Ciò di cui ho paura è di una vita cristiana insignificante”, dove “il cristiano non
significa nulla, non ha nulla da dire, non dà fastidio a nessuno, quando non è spirituale”.
Di
autentica testimonianza cristiana c’è certo bisogno nel mondo di oggi, dove “viver
insieme tra diversi è una delle grandi sfide che l’Italia, l’Europa e il mondo, sono
chiamati ad affrontare”, ha messo in luce il prof. Riccardi nella sua prolusione sul
tema “Integrazione e cooperazione: speranza di futuro”. “La diversità, l’alterità
esistono”, ha sottolineato, “e la condivisione degli stessi luoghi con l’altro suscita
problemi, pone domande. Se le pongono amministratori e intellettuali; ma le sentono
anche l’uomo e la donna comuni”. Solo in Europa, ha soggiunto, abbiamo 33 milioni
di cittadini stranieri, comunitari e non, che arrivano a 50 milioni con i nati all’estero
divenuti cittadini di un Paese dell’Ue. “Convivere è sempre difficile” – ha aggiunto
il ministro – “è un’arte da imparare e da coltivare”, che “richiede pazienza, impegno,
ingegno”, “comprensione”, “regole e cultura”, investimento serio sull’integrazione”.
A chi paventa per i giovani una vita con meno opportunità dei propri genitori, Riccardi
ha risposto che “i tempi e le stagioni non sono un destino”, poiché “le nostre scelte
– e la nostra visione – incidono e parecchio su quello che sarà il futuro”.