Alla sezione polacca della Radio Vaticana il Premio ‘Totus’ in memoria di Giovanni
Paolo II
La sezione polacca della Radio Vaticana ha ricevuto il Premio ‘Totus’ che da 12 anni
la Fondazione “L’Opera del nuovo millennio” della Conferenza episcopale polacca assegna
a chi si sia distinto per un impegno di promozione umana in opere caritative e educative,
o di diffusione della cultura cristiana e degli insegnamenti di Giovanni Paolo II,
o in particolare per il lavoro nell’ambito dei media. La cerimonia di consegna del
Premio è avvenuta alla vigilia della Giornata che in Polonia ricorda l’elezione di
Giovanni Paolo II. L’elezione è avvenuta il 16 ottobre di 34 anni fa e tradizionalmente
la Giornata viene celebrata in Polonia la domenica precedente. A ritirare il Premio
è stato padre Tadeusz Cieslak, responsabile per anni del programma polacco
della Radio Vaticana. Lo ha intervistato Fausta Speranza:
R. – La consegna
di questo premio avviene sempre nella vigilia della Giornata papale in Polonia che
viene celebrata la domenica prima del giorno 16 ottobre, la giornata dell’elezione
di Giovanni Paolo II, di Karol Wojtyla. Per questo si inserisce in qualche modo nelle
celebrazioni di questa Giornata. La cerimonia della consegna viene anche trasmessa
dalla televisione polacca, dalla televisione pubblica. La cerimonia richiama anche
tanti personaggi dei media non cattolici, persone importanti. La Fondazione “L’Opera
del Nuovo Millennio” è un’iniziativa veramente importante perché si autodefinisce
come un monumento di Giovanni Paolo II ma un monumento vivo, che possa essere una
sorta di investimento per le nuove generazioni del Terzo Millennio.
D. - Questo
premio attribuito alla sezione polacca della Radio Vaticana è costituito da una statuetta
d’argento e da una somma di denaro equivalente a 12mila euro. In che modo saranno
spesi questi soldi?
R. - La direzione della Radio Vaticana ha deciso di riconsegnare
la somma alla Fondazione perché possa contribuire a sostenere un’iniziativa voluta
proprio dalla Radio Vaticana e dalla Fondazione per aiutare una serie di stagisti
a trascorrere qualche tempo a Roma. L’obiettivo è permettere loro di avvicinarsi alle
attività vaticane, le attività del Papa e degli organismi centrali della Chiesa, con
un’esperienza dal punto di vista mediatico, giornalistico.
D. – In questa missione
- perché la comunicazione in ambito cattolico è una vera e propria missione - che
significato ha questo premio per lei e per tutta la sezione polacca?
R. - Penso
che questo premio non sia solo per questa generazione di lavoratori della Radio Vaticana
ma è un premio per le generazioni di giornalisti di quasi 75 anni di esistenza del
programma. Alcuni hanno lavorato in questa sezione anche nei tempi duri della Seconda
Guerra Mondiale e poi dopo nei tempi del comunismo. Il pontificato di Giovanni Paolo
II è stato molto significativo per la sezione perché in qualche maniera la sezione
polacca è diventata un focus anche mediatico e penso che questo sia un’onorificenza
anche per i giornalisti - gesuiti, non gesuiti, laici, religiosi - che lavoravano
in questi anni del pontificato di Giovanni Paolo II.
D. – Certamente oggi la
Polonia è un Paese completamente diverso e pieno di belle prospettive. Non c’è confronto
con il periodo del comunismo e con tutto quello che ha passato. Però non mancano mai
le sfide. Quali sono le sfide di oggi per la comunicazione in Polonia nell’ambito
cattolico?
R. – Una delle sfida è vincere la frammentazione dei media cattolici
in Polonia, perfino una certa concorrenza tra loro. Questa è una delle difficoltà
che bisogna sempre superare: tenere tutto insieme nell’ambito della Chiesa. Un’altra
sfida è legata a questa iniziativa della Fondazione di promuovere qualcosa a favore
delle nuove generazioni. Nonostante i progressi che si sono fatti in Polonia, dal
punto di vista della vita civile, dell’economia o altro, esistono sempre ambiti di
povertà. La Fondazione del nuovo millennio vuole sostenere gli studenti delle nuove
generazioni che provengono proprio dalle famiglie povere, dagli ambienti piccoli,
dai villaggi, dalle piccole città che adesso, in tempi di crisi, hanno sempre meno
chance di promozione sociale.