Sicurezza alimentare: convegno a Roma per la Giornata mondiale dell’alimentazione
“Le cooperative agricole nutrono il mondo”: è il tema dell’odierna Giornata mondiale
dell’alimentazione celebrata dall’Onu presso la sede centrale dell’Organizzazione
per l’Agricoltura e l’Alimentazione a Roma (Fao). Il 2012 le Nazioni Unite hanno voluto
dedicarlo alle cooperative “per sottolineare i molti modi concreti in cui cooperative
agricole e organizzazioni di produttori contribuiscono ad assicurare la sicurezza
alimentare, a generare occupazione e a liberare le persone dalla povertà” ha dichiarato
il brasiliano José Graziano da Silva, direttore generale della Fao. Su scala mondiale
non cenna a diminuire il numero di persone, in tutto 870 milioni, che vivono in condizioni
di perenne insicurezza alimentare e sono quasi tutte concentrate in paesi in via di
sviluppo, ad eccezione di 16 milioni che invece risiedono in paesi sviluppati. Se
si includono tutti i soggetti che soffrono di malnutrizione il dato raggiunge il miliardo
e mezzo. “Questa minaccia non viene ancora valutata come una priorità” ha avvertito
Olivier De Schutter, Relatore speciale Onu per il diritto all’Alimentazione. La situazione
più critica riguarda i paesi dell’Africa sub sahariana, più colpiti da siccità cambiamenti
climatici. Secondo il rapporto “State of Food Insecurity in the World 2012”, presentato
a Roma la scorsa settimana, nell’ultimo decennio, in Africa la situazione è peggiorata
passando da 175 milioni a 239 milioni di persone malnutrite, con 20 milioni che si
sono aggiunti negli ultimi quattro anni a causa di carestie e conflitti. Progressi
significativi sono stati invece registrati in Asia, America Latina e Oceania. A pesare
negativamente sul quadro alimentare globale sono stati gli ultimi rincari dei prezzi
degli alimenti di base come conseguenza del calo dei raccolti di cereali in diversi
paesi produttori. D’altra parte, ha sottolineato la Fao, negli ultimi 30 anni sono
crollati gli investimenti e gli aiuti al settore agricole, passati da 20% a soli 4%
oggi. L’altro fenomeno, noto come ‘land grabbing’, preoccupante è quello dell’acquisto
o affitto di terreni agricoli nei paesi del Sud del mondo, a condizioni molto vantaggiose,
da parte di paesi emergenti e società straniere. Per riflettere non solo sulle problematiche
della fame nel mondo, ma anche sulla corretta alimentazione e la gestione degli sprechi,
si è tenuto ieri a Roma il convegno “Alimentare la Terra. Coltivare il futuro”. Vi
hanno preso parte economisti, esperti e rappresentanti del campo delle Nazioni Unite.
Al dibattito conclusivo, sono intervenuti tra gli altri anche il ministro degli Esteri
italiano, Giulio Terzi, e il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva.
Ma cosa si può fare in Italia nell’ambito della sicurezza alimentare? Debora Donnini
lo ha chiesto a Rita Mannella, coordinatore delle organizzazioni dell’Onu a
Roma per il Ministero degli Esteri:
R. – Ci sono
tante cose. Prima di tutto, da un punto di vista privato intendiamo promuovere un
principio di consapevolezza e di condivisione del fatto che tutti possiamo, nel nostro
piccolo, contribuire non solo dando un apporto personale, ma anche come opinione pubblica,
perché i nostri politici sentano quanto sia viva e sentita la tematica della sicurezza
alimentare. Questa è una sensibilizzazione dalla base che noi stiamo cercando di promuovere
anche attraverso le campagne presso i giovani. Domani, insieme col ministero della
Pubblica Istruzione abbiamo organizzato una campagna per tutte le scuole italiane
mettendo a disposizione anche materiale didattico.
D. – Una delle sessioni
del Convegno si intitola “Detesto buttare il cibo”: ci sono anche campagne per insegnare
alle persone a non sprecare il cibo?
R. - Noi stiamo cercando di fare proprio
questo: insegnare il rispetto del cibo. In Italia, ogni anno, 149 chili di cibo per
persona, inclusi i lattanti, vengono buttati via. E’ importante invece ricominciare
a stare più attenti quando si fa la spesa, proprio per alimentare questo senso di
rispetto nei confronti del cibo, perché all’interno di queste eccedenze alimentari
è contenuta tutta una serie di componenti - fra cui la forza lavoro, la materia prima,
l’acqua, l’energia – che, buttando queste eccedenze, vengono sprecate.
D. –
In base all’ultimo Rapporto sull’insicurezza alimentare del 2012, presentato da poco,
emerge che in realtà la malnutrizione è calata rispetto al 1990, quindi a più di 10
anni fa. Però, questo calo si registra soprattutto in Asia e in America Latina, mentre
in Africa c’è ancora un incremento. Perché?
R. - Per le politiche che hanno
adottato molti di questi Paesi, come il Brasile e l’India. Vediamo che molti di questi
hanno adottato politiche “zero hunger” che sono specificatamente fatte per i poveri,
per ridurre la fame.
D. - La Cooperazione italiana è in prima linea sulla questione
della lotta alla malnutrizione, alla fame: quali sono i progetti che sta portando
avanti?
R. – I progetti importanti, purtroppo con questi tagli, cercano di
essere il più mirati possibile. Si sta cercando di dare priorità a quei progetti che
permettono una migliore comunicazione fra i vari Paesi, in Africa: in un villaggio
sono produttori di manioca e tutto quello che non viene utilizzato va sprecato; nel
villaggio accanto sono produttori di riso e tutto quello che non viene utilizzato,
viene sprecato… Semplicemente, mettere in contatto queste due regioni può permettere
di sfamare, nelle diverse stagioni, molte più persone. E’ molto importante anche lavorare
nelle infrastrutture, perché è quello che in particolare manca: la commercializzazione
dei prodotti, la conservazione… Bisogna aiutare questi Paesi a migliorare il sistema
produttivo impedendo molti sprechi. In alcuni Paesi, si spreca addirittura l’80% della
produzione, per esempio nella frutta… Queste sono tutte cose che con un po’ più di
organizzazione tecnologica, di infrastrutture, con strutture che permettano la conservazione,
potrebbero essere aiutate e migliorate. E’ su questo che dobbiamo basare i nostri
progetti per il futuro.