L'Onu avanza la sua proposta per il cessate il fuoco in Siria. Nuove sanzioni Ue contro
Damasco
Un cessate il fuoco in Siria entro fine ottobre e l'invio di una forza di pace internazionale,
una volta trovato l’accordo per la transizione. E’ così articolato il quadro d’intervento
politico proposto dall'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi a Teheran, durante
la missione in corso in Medioriente. Sul fronte diplomatico da segnalare anche l'estensione
delle sanzioni Ue contro Damasco e sul terreno l’aumento della tensione tra Siria
e Turchia. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Sono almeno
dieci le persone uccise solo in mattinata in Siria, di cui quattro minori. Sono gli
ultimi dati di una guerra che non ha fine tra ribelli che rivendicano l’abbattimento
di un jet su Aleppo e il controllo della grande moschea della città,e i lealisti che
smentiscono l’uso di bombe a grappolo. Su questo sfondo è al mlavoro ancora la diplomazia.
Dall’Unione a 27 arriva la 19esima stretta, una nuova tornata di sanzioni- ancora
congelamento fondi e bando sui visti - per portare Assad ad un confronto. Un passo,
ma ancora debole secondo Gabriele Iacovino responsabile analisti del Centro
Studi Internazionali:
Sicuramente è un ennesimo tentativo di cercare una
via non militare alla crisi siriana. Certo è che finora le sanzioni non hanno sortito
l’effetto desiderato perché poi il complesso di potere all’interno della Siria trova
comunque altre vie di finanziamento.L’Ue comunque non ha ancora gli strumenti per
forzare Damasco a sedersi al tavolo del dialogo.
Intanto in area mediorientale
è al lavoro il mediatore di Onu e Lega Araba Brahimi, arrivato in Iraq dopo la tappa
a Teharan. Al potente alleato siriano Brahimi ha proposto, per risolvere una situazione
che, dice, minaccia la pace mondiale, la promozione di un cessate il fuoco in concomitanza
della Festa del Sacrificio, di fine mese, che faciliti l'apertura di un "processo
politico" e corredarlo più in là dall'invio di un contingente internazionale di pace,
sul modello dell'Unifil in Libano. Intanto cresce la tensione al confine con la Turchia.
Oltre a dover fronteggiare l’emergenza profughi, per cui Ankara ha chiesto ufficialmente
aiuto all’Ue, continua il braccio di ferro per bloccare l’afflusso di armi: oggi fermato
e controllato un altro aereo destinato ad Aleppo e partito dall’Armenia.