2012-10-15 14:04:59

Filippine: dopo 43 anni, accordo di pace tra governo e Fronte islamico di liberazione Moro


Accordo di pace nelle Filippine tra il governo ed il Fronte islamico di liberazione Moro(Milf). Gettate le basi per sanare un conflitto iniziato nel 1969 e costato almeno 100 mila morti. Terreno di scontro l’isola di Mindanao, a maggioranza musulmana, dove sarà creata entro il 2016 una regione autonoma col nome di Bangsamoro, ovvero nazione islamica. L’intesa - frutto di 15 anni di negoziati mediati dalla Malaysia - è stata siglata ieri nel Palazzo presidenziale di Malacanang a Manila. Roberta Gisotti ha intervistato padre Sebastiano D’Ambra, responsabile del Dialogo cristiano-musulmano nella Conferenza episcopale filippina, presente stamane alla firma dell’accordo.RealAudioMP3

R. – Io sono appena tornato da questa cerimonia che c’è stata in Malacanang. Questo non è un accordo di pace come si può intendere, già tutto stabilito, ma ci sono le basi per poter continuare a parlare. Hanno fissato dei parametri su cui lavorare, però non tutti i gruppi hanno aderito. E’ senz’altro importante ma non è veramente la parola finale.

D. – Questo accordo preliminare arriva dopo 43 anni di conflitto. Quali sono i punti principali che fanno ben sperare per arrivare alla pace?

R. – Prima di tutto, dopo più di 40 anni di lotta, tutti hanno capito che alla fine non è questa la via da seguire. Ci sono stati centinaia di migliaia di morti nel conflitto in questi 40 anni. Quindi ha lasciato tanta violenza dietro le spalle. Il secondo punto è che questo governo a differenza degli altri fa sperare in una decisione concreta per raggiungere questa pace. Anche gli altri governi per la verità hanno cercato a modo loro di agire, specialmente il governo di Ramos che nel ’96 ha firmato l’accordo con l’Mnlf. Anche quello è stato un accordo importante. Ma, purtroppo non è stato seguito così come era stato stabilito. Il governo di Aquino rappresenta un punto di fiducia. Credo che alla fine molte cose, anche a livello internazionale, dipendono dalla fiducia che c’è. Mindanao è una terra molto ricca, che potrebbe dare molto. Purtroppo il conflitto ha fermato questo progresso in molte zone. A livello internazionale credo che i Paesi islamici che stanno collaborando dimostrano buona volontà a collaborare perché nelle Filippine ritorni la pace. Quindi non mettono nessun ostacolo. Questo è importante perché i gruppi che lottano dipendono molto dai Paesi islamici.

D. – Come viene vissuto nell’opinione pubblica filippina l’impegno preso dal governo in questo accordo preliminare di creare una regione autonoma islamica?

R. – Ci sono senz’altro molti dubbi e molte paure. Infatti, parlavo proprio di questo “autonomous government” con il governatore, che è un mio amico ed ha fatto anche parte del nostro gruppo, del movimento che guido, e mi ha detto: adesso dobbiamo avvertire la gente e quindi abbiamo dei piani per informare a tutti i livelli. Ci vuole molto lavoro e credo e spero che i media lavorino nella direzione giusta. Adesso è il tempo da parte di tutti di 'cucire', anche all’interno dei gruppi ribelli che sono divisi in diverse fazioni, sperando che si uniscano e informino i musulmani… Poi tutti noi, ognuno col nostro ruolo, dobbiamo informare musulmani e cristiani. Quindi è una fase molto bella, è un bel passo in avanti, una fase anche delicata in cui tutti noi dobbiamo lavorare per il bene comune. La gente ancora è disorientata e quando si parla di pace tutti sperano che veramente arrivi e non capiti come per gli altri accordi di pace falliti che ci sono stati in passato.







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