Un frate francescano canta le lodi di Dio nel tempio del pop
Dalla Porziuncola al mondo intero, attraverso la musica, anzi attraverso la voce.
E’ l’esperienza del frate francescano Alessandro Brustenghi, dell'Ordine dei
Frati Minori, 34 anni, il tenore che ha conquistato la Decca-Universal e per la major
più famosa al mondo ha inciso l’album in uscita oggi, 15 ottobre. Voice from Assisi
è stato registrato nel tempio del pop, gli studi londinesi di Abbey Road, dove frate
Alessandro ha portato il messaggio di San Francesco attraverso 11 brani dal repertorio
sacro. Il ricavato andrà alle opere di carità dell'Ordine dei Frati Minori. Gabriella
Ceraso ha incontrato il giovane interprete:
R. - I brani
li abbiamo scelti tutti insieme: con il manager, il produttore e anche con altri frati
e altri musicisti. Il messaggio è proprio quello della lode, cioè quando ti trovi
di fronte a Dio, la prima preghiera che hai è quella dello stupore, perché Dio è bellezza.
E allora lo lodi, lo ringrazi, e cominci a dire che lui è tutto il bene. Quando scopri
questo, per te diventa il punto fondamentale della tua vita.
D. - La musica
come passione è arrivata prima della chiamata religiosa. È una passione o una priorità?
R.
- Il Signore ha pensato di instradarmi prima verso la musica, e poi di donarmi la
vera priorità, che è quella della vita consacrata.
D. - L’Ordine le ha insegnato
anche una reinterpretazione del canto, di questa passione?
R. - Già da prima
avevo una concezione molto spirituale del canto che ho ricevuto da due grandi maestri
a livello musicale: Johann Sebastian Bach e Michael Jackson. Tutto viene da Dio, arricchisce
l’umanità e torna a Dio. Poi ascoltando cosa Francesco dice riguardo ai talenti, ho
interiorizzato il fatto che la musica è il modo con cui Dio mi permette di amare e
di comunicare il suo amore. Nella mia vita poi ho sperimentato la Provvidenza, proprio
perché non ho cercato nulla e ho visto che c’è stata una continua proposta che ho
riconosciuto anche grazie ai frati e agli amici che mi hanno aiutato a riconoscere
la presenza di Dio in tutto questo. Forse il Signore ci sta chiedendo di evangelizzare
semplicemente essendo noi stessi, poche pianificazioni a tavolino; ascoltare la voce
di Dio e andare!
D. – Lei ha registrato i suoi brani a Londra nei celeberrimi
studi di Abbey Road, nel regno del rock. Crede nell’osmosi possibile tra questi due
mondi così diversi, così lontani, il sacro e il profano, il commerciale e lo spirituale?
R.
- Il sacro parla direttamente di Dio. Il profano quando è bellezza, quando è bontà
parla indirettamente di Dio. Il problema si pone quando la bellezza viene utilizzata
per scopi negativi, per la lanciare dei messaggi sbagliati. Però credo in questa osmosi
per il semplice fatto che più che un’osmosi è uno svelamento della vera natura della
musica. Non è una comunicazione tra due mondi diversi, sono due facce di una stessa
medaglia.
D. - Non ha timore di perdere qualcosa di quell’umiltà che Francesco
ha incarnato più di ogni altro?
R. - Considerando che devo ancora imparare
l’umiltà e ci vorrà ancora tutta la vita, credo, l’unica paura che ho è quella di
non accogliere la grazia di Dio e di rimanere distaccato dalla fraternità, dai miei
amici. Ma io ringrazio Dio e ho veramente tanta fiducia in Lui e in questa cosa, perché
vedo che con me ci sono i frati, i miei amici che mi aiutano.
D. - A livello
emotivo che cosa ha significato o comunque che cosa ha provato entrando negli studi
di Londra con il suo abito e anche con il cuore, e nella mente le lodi a Dio…
R.
- È stato molto bello, perché pensavo a quanta musica ha commosso i cuori di tante
persone, quante persone hanno cambiato la propria vita ascoltando una canzone. E questo
è stato possibile perché qualcuno ha lavorato, ha registrato, ha promosso. Allora
io entrando in Abbey Road ho sentito tutto questo.