Il Papa all'Angelus: la ricchezza non dà la felicità sulla terra né la vita eterna,
occorre condividerla con i poveri
La ricchezza non dà la felicità sulla terra né la vita eterna: è quanto ha detto il
Papa ieri all’Angelus rivolgendosi ai tanti pellegrini radunati in Piazza San Pietro.
Benedetto XVI ha preso lo spunto dal Vangelo della liturgia domenicale invitando a
usare la ricchezza in modo evangelico: condividendola con i più poveri. Il servizio
di Sergio Centofanti:
Il Vangelo
di questa domenica è quella del “giovane ricco” che osserva esteriormente tutti i
comandamenti di Dio ma non ha “ancora trovato la vera felicità” e per questo domanda
a Gesù come fare per «avere in eredità la vita eterna». Questa la riflessione del
Papa:
“Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita;
dall’altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la
vita eterna si possa in qualche modo «acquistare», magari osservando un comandamento
speciale”.
Gesù coglie il desiderio profondo che c’è in quella persona,
e “fissa su di lui uno sguardo pieno d’amore: lo sguardo di Dio”:
“Ma Gesù
capisce anche qual è il punto debole di quell’uomo: è proprio il suo attaccamento
ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo
tesoro – e quindi il suo cuore – non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge:
«Vieni! Seguimi!» (v. 22). Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l’invito
di Gesù, se ne va via rattristato (cfr v. 23), perché non riesce a distaccarsi dalle
sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna”.
Gesù
insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile:
“Infatti,
Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla
solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè
nella logica del dono”.
“La storia della Chiesa – osserva - è piena di
esempi di persone ricche, che hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo
anche la santità”, come San Francesco, Santa Elisabetta d’Ungheria o San Carlo Borromeo.
Quindi cita San Clemente di Alessandria:
«La parabola insegni ai ricchi
che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono
buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono
imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita»”.
Al termine
dell’Angelus, il Papa ha ricordato che ieri, a Praga, sono stati proclamati Beati
Federico Bachstein e tredici Confratelli dell’Ordine dei Frati Minori uccisi nel 1611
a causa della loro fede:
“Sono i primi Beati dell’Anno della fede, e sono
martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire
con Lui e per Lui”.
Infine, ha salutato i fedeli giunti dalla Polonia,
dove oggi si celebra “la Giornata del Papa” con il motto: “Giovanni Paolo II – Papa
della Famiglia”, e i partecipanti all’Ecorally San Marino-Città del Vaticano.