Si celebra oggi la Giornata Onu delle bambine e delle ragazze
Portare i diritti delle bambine tra le priorità delle politiche dei prossimi decenni:
è l’obiettivo della “Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze”, proclamata
dall’Onu e che si celebra oggi. Numerose le discriminazioni di cui sono vittime le
bambine, dal diritto a nascere, fino alla malnutrizione, alla mancanza di istruzione,
ai matrimoni precoci, allo sfruttamento sessuale e sul lavoro. Per difendere i diritti
delle bambine in Italia e nel mondo, parte la campagna triennale “Indifesa” di Terre
des Hommes. Emanuela Campanile ha intervistato Paolo Ferrara dell’ organizzazione
umanitaria:
R. - L’idea
di partire con una campagna per i diritti delle bambine è già nata lo scorso anno,
ancora prima che venisse proclamata la giornata mondiale delle bambine, ed è nata
sulla base di notizie sconcertanti che ci arrivavano dai Paesi in cui siamo impegnati.
Situazioni di bambine vittime di violenza, di abusi, sempre più vittime di sfruttamento
sul lavoro. Ci siamo resi conto che in Italia si parlava ancora troppo poco di questi
argomenti. Abbiamo allora deciso di partire in maniera strutturata, cercando alleanze,
cercando collaborazioni su una campagna che mettesse al centro le bambine, la loro
condizione in Italia e nel mondo. E’ una campagna che ha uno strumento di raccolta
fondi che è un sms, il 45501, con cui ci auguriamo di riuscire non soltanto a destare
le coscienze ma anche a realizzare concreti progetti che sono fondamentali per le
bambine che qui e in altri Paesi purtroppo non hanno voce, che purtroppo non hanno
sufficiente protezione e non trovano un accompagnamento nel loro giusto diritto di
crescere sane e libere.
D. – Questa campagna come l’avete articolata, come
l’avete pensata?
R. - L’abbiamo articolata innanzitutto partendo da informazioni.
Quello che abbiamo fatto è stato creare un dossier sulla condizione delle bambine
in Italia e nel mondo, dall’accesso all’istruzione all’accesso alla sanità, alla questione
delle mutilazioni genitali femminili, ai matrimoni precoci, alla situazione delle
spose bambine. Abbiamo anche raccolto dati, insieme alla Polizia italiana, sulla condizione
della violenza sulle bambine in questo Paese. Anche qui, dato purtroppo sconcertante
che vede un aumento del 300% in un anno di casi di violenza sessuale su minorenni.
Le violenze sessuali colpiscono soprattutto le bambine in oltre l’82% di casi.
D.
- Quando si parla di bambine quale fascia d’età s’intende?
R. - La criminologia
internazionale parla di bambine tra i 0-18 anni, i dati che abbiamo riguardano però
soprattutto ragazzine che non hanno ancora compiuto i 15 anni e in molti casi, soprattutto
all’estero, l’età che ci viene segnalata è un’età che scende addirittura più in basso.
Il mercato internazionale della violenza sessuale, degli abusi sulle bambine, ormai
chiede bambine che arrivano sui 9, 8 anni. Purtroppo queste bambine non vengono considerate
come esseri umani, ma vengono considerate esclusivamente come giocattoli con cui trastullarsi.
E mentre alcuni Paesi sono dotati di legislazioni forti e strumenti di controllo,
ci sono altri Paesi che danno accoglienza a questo tipo di fenomeni non contrastandoli
a sufficienza.
D. - L’Italia in quali dei due campi si trova?
R. - L’Italia
è un Paese che ha fatto tanto in questi anni per dotarsi di una buona legislazione,
di buoni controlli; siamo stati tra i primissimi Paesi al mondo a dotarci di una legge
che punisce certi reati anche extra-territorialmente. Il problema vero è che la violenza
spesso e volentieri è intra-familiare o intra-scolastica e qui non bastano solamente
buone leggi, ma sono necessari anche interventi di educazione e sensibilizzazione.
Secondo aspetto, l’Italia ha fatto tanto e sta facendo tanto per contrastare fenomeni
come la mutilazione genitale femminile e anche per questo abbiamo una legge all’avanguardia.
Il problema vero è che sono fenomeni che sfuggono al controllo sia perché le mutilazioni
vengono compiute, ovviamente, fuori da ogni ospedale pubblico e sia perché, in molte
occasioni, le bambine a cui vengono praticate le mutilazioni genitali vengono inviate
per un viaggio vacanza nel loro Paese d’origine e poi tornano dopo che la mutilazione
è stata compiuta e lì purtroppo anche in questo caso le leggi possono fare poco. Bisogna
lavorare sulla sensibilizzazione e sul coinvolgimento delle comunità coinvolte.