Pakistan: appello al governo di cristiani e musulmani per i diritti della donna
Il governo pakistano deve rafforzare la collaborazione con gli organismi internazionali,
e le Nazioni Unite in particolare, per raggiungere l'obiettivo di una migliore tutela
dei diritti umani. È quanto auspicano un gruppo di leader cristiani e musulmani, riuniti
a Lahore per una conferenza promossa dalla Commissione nazionale di Giustizia e pace
della Chiesa cattolica (Ncjp). In concomitanza con la prima Giornata internazionale
delle ragazze bambine, indetta dall'Onu e che si celebra oggi in tutto il mondo, il
forum interreligioso chiede a Islamabad di tutelare con forza "i diritti dei minori
e delle donne" da attentati, stupri e violenze. Un appello che cade a poche ore dall'attacco
alla 14enne attivista pakistana Malala Yousafzai che ha sollevato ira e indignazione
nel Paese e nel mondo intero. Tema - e proposito - di questa prima edizione 2012,
la lotta contro la pratica delle spose bambine, che tocca diverse nazioni al mondo
fra cui Pakistan e Afghanistan. Esso impedisce alle minori di studiare, privandole
di un diritto fondamentale che preclude la possibilità di crescita e uno sviluppo
completo della persona. Fra le cause della pratica, vi sono discriminazioni di genere,
povertà e motivazioni di carattere religioso o sociale. A Lahore, su iniziativa di
un gruppo di attivisti musulmani e cristiani e sotto l'egida di Ncjp, si è tenuta
una conferenza che ha analizzato proprio il rispetto dei diritti umani, con una particolare
attenzione alle violazioni contro donne e bambine. I promotori chiedono al governo
pakistano di avviare una seria collaborazione con gli organismi internazionali e sfruttare
le opportunità, per "superare gli ostacoli nel solco di un reale miglioramento della
situazione in materia di diritti umani". Finora Islamabad ha dato prova "di non essere
un membro serio e affidabile", perché non ha saputo tutelare gli elementi deboli della
società, fra cui "bambini, donne, lavoratori [sfruttati] e minoranze" etniche e religiose.
Per migliorare la realtà del Paese e raggiungere gli obiettivi prefissati, i leader
islamo-cristiani rivolgono al governo alcune "raccomandazioni", riassumibili in quattro
punti chiave: applicare i trattati internazionali già ratificati e accordare le leggi
nazionali ai diritti umani universali; prendere misure concrete, invece di sbandierare
slogan su presunti - e fasulli - progressi; creare istituzioni o organismi indipendenti
per vigilare sul rispetto dei diritti umani, a livello nazionale e locale; più collaborazione
con la comunità internazionale e le istituzioni, favorendo in particolare l'ingresso
e il lavoro dei membri Onu. Intanto in Pakistan continua l'ondata di indignazione
popolare per l'attentato talebano ai danni di Malala Yousafzai, 14enne attivista per
l'istruzione delle ragazze in Pakistan, colpita con due colpi di pistola e dichiarata
dai medici fuori pericolo dopo un delicato intervento chirurgico. Il presidente Asif
Ali Zardari conferma il proposito dell'esecutivo di difendere il diritto delle bambine
e delle giovani allo studio. In una rara dichiarazione alla stampa, il potente capo
dell'esercito gen. Ashfaq Kayani definisce Malala una "icona" che infonde "coraggio
e speranza" e bolla come "ambizione crudele" quella dei talebani che vogliono imporre
la loro "ideologia deviata". (R.P.)