Mons. Marchetto:"Lo spirito del Concilio è nei testi"
"Per una ricezione
e applicazione corretta del Concilio serve innanzitutto tracciarne una storia veritiera,
e purtroppo ancora non ci siamo. Poi serve un'interpretazione corretta che - come
ci ha ricordato Benedetto XVI in questi giorni - legga il Concilio nella continuità
della riforma della Chiesa". Nel cinquantesimo anniversario dell'inaugurazione
del Concilio ecumenico Vaticano II, l'arcivescovo Agostino Marchetto, studioso del
Concilio, ci aiuta a coglierne l'eredità. "Il Papa ci invita a tornare alla lettera
del Concilio per opporsi all'idea che ci sia uno 'spirito' conciliare distinto dai
testi. Sono solo i documenti - continua il presule - a raccogliere il vero spirito
di quell'avvenimento". "L'importanza del Concilio - aggiunge Marchetto - si comprende
riflettendo su cosa sarebbe accaduto se non avessimo avuto questa pagina della storia
della Chiesa. Perciò, ringraziamo il Signore per questa 'bussola' - come l'ha chiamata
il Beato Giovanni Paolo II - che ci aiuta ad andare verso Cristo e a portare la Buona
Novella all'uomo contemporaneo, senza prostrarsi agli elementi effimeri o sbagliati
del mondo attuale". "La maturata coscienza della vocazione ecclesiale di ogni battezzato,
la qualità della celebrazione eucaristica, l'invito a un accostamento assiduo alla
Scrittura, la consapevolezza che ogni credente è chiamato all'annuncio del Vangelo
e alla testimonianza di vita". Sono questi i frutti del Concilio che sono penetrati
profondamente nella comunità ecclesiale in questi cinquant'anni secondo il
teologo Marco Vergottini, responsabile del sito www.vivailconcilio.it
"E' vero però - aggiunge Vergottini - che cinquant'anni non sono stati sufficienti
perché i laici diventassero 'cristiani maggiorenni'. C'è bisogno ancora di investire
molto sul tema della loro formazione teologica e biblica. Solo così potrà crescere
l'intenzione dei pastori di valorizzarli. Ci sono già molte testimonianze vive di
laici che si sono dedicati all'impegno nella storia, nella vita familiare e professionale,
o a ricoprire incarichi ecclesiali. Certo, si può fare molto di più." (A cura di
Fabio Colagrande)