Pakistan: spari contro la giovane attivista che sfida i talebani
I medici hanno definito un "successo" l'operazione cui è stata sottoposta Malala Yousafzai,
14enne attivista per l'istruzione delle ragazze in Pakistan. La ragazza, è rimasta
vittima di un attentato talebano nella Swat Valley, area montagnosa della provincia
di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l'Afghanistan roccaforte degli estremisti islamici
contrari all'istruzione femminile; i fondamentalisti le hanno sparato all’uscita di
scuola. La giovane era diventata famosa nel 2009 all'età di 11 anni, per aver tenuto
un blog sul sito in lingua locale della Bbc in cui denunciava gli attacchi dei fondamentalisti
islamici pakistani contro le ragazze e gli istituti scolastici femminili, per impedire
loro di studiare ed emanciparsi. Colpita da due proiettili alla testa e al collo mentre
si trovava a bordo dello scuolabus che l'avrebbe accompagnata a casa, dopo aver concluso
le lezioni del mattino. Nell'assalto è rimasta ferita anche una sua compagna. Il portavoce
dei talebani Ehsanullah Ehsab, raggiunto dalla versione urdu della Bbc, ha rivendicato
il gesto, sottolineando che il gruppo estremista ha inteso colpire la ragazza perché
"contraria ai talebani" e dallo stile di vita "laico". Il suo lavoro per l'istruzione
delle donne, ha aggiunto, è bollato come una "oscenità". Egli ha infine chiarito che,
se riuscirà a sopravvivere all'attentato, "non verrà risparmiata". Dal canto suo
mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad–Rawalpindi, la diocesi che include la valle
di Swat (provincia di Khyber Pakhtunkhwa), dove ieri i talebani hanno attaccato Malala
Yousafzai, ha affermato che “Ogni persona ha un diritto sacro alla vita e all’istruzione.
Dio ha creato l’uomo a sua immagine - ha detto a Fides il vescovo - ogni vita è preziosa
ed appartiene a Lui solo. Come comunità cristiana esprimiamo simpatia e solidarietà
a Malala”. Parlando dei distretti di Swat e Malakand, il vescovo spiega che "i cristiani
ci sono, ma per i sacerdoti è difficile raggiungere i fedeli perché mancano condizioni
basilari di sicurezza, anche se negli ultimi tempi la situazione sembra migliorata.
Infatti di recente le Suore della Presentazione hanno riaperto una scuola femminile,
e questo è un buon segno per la popolazione e per i cristiani della diocesi. La Chiesa
in Pakistan è molto impegnata per l’istruzione delle ragazze, per contribuire al loro
sviluppo ed emancipazione”. (L.F.)