Legge di stabilità: diminuisce l’Irpef per i redditi più bassi ma da luglio aumenta
l’Iva
Le aliquote dell’Iva aumenteranno, a partire da luglio 2013, dal 10% all’11% e dal
21% al 22%. Le spese sanitarie saranno ridotte di 1,5 miliardi di euro ed il blocco
dei contratti, nel pubblico impiego, sarà esteso fino al 2014. Sono queste alcune
delle principali misure della Legge di stabilità per il 2013-2015, approvata dal Consiglio
dei ministri, che prevede anche la riduzione di un punto dell’Irpef sulle aliquote
più basse. Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, si tratta di una “manovra depressiva”.
Riferendosi al taglio dell’Irpef, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di
“segnale, parziale, molto importante”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Evitare l’incremento
di due punti percentuali dell’Iva, che comunque subirà l’aumento di un punto, incentivare
la produttività, finanziare il pagamento degli arretrati della Pubblica amministrazione
ed istituire un fondo per tutelare gli esodati, ovvero i lavoratori che rischiano
di rimanere senza stipendio o senza pensione dopo la riforma previdenziale varata
dal governo Monti. Questi gli obiettivi principali della Legge di stabilità da conseguire
attraverso tre strumenti: la revisione della spesa pubblica, una serie di interventi
fiscali in materia bancaria e assicurativa e l’imposta sulle transazioni finanziarie.
La finalità della legge è l’equilibrio di bilancio, come sottolinea l’economista
Giacomo Vaciago:
“I precedenti Consigli dei ministri duravano
otto minuti. Questi di Monti durano otto ore. Sono sofferti esercizi in cui si cerca
di indovinare una via molto stretta tra risanamento e recessione. Si deve riuscire
a riequilibrare il bilancio pubblico senza cadere nella ‘trappola greca’ che taglia
l’economia peggiore e quindi il bilancio non si risana mai. Tornando al merito delle
decisioni, è chiaro che ci troviamo di nuovo un po’ di tutto. Da questo punto di vista,
sembra la solita manovra più che una svolta radicale”.
Il Consiglio dei
ministri ha anche deciso di istituire nella legge di stabilità un Commissario anticorruzione
che presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle
amministrazioni pubbliche…
“Di fronte anche agli scandali che si scoprono
nelle amministrazioni locali - si scoprono, ma c’erano da prima in tutta Italia -
è un po’ difficile difendere i bilanci dei Comuni, delle Provincie, delle Regioni,
nel momento in cui si scopre che le regole che quegli organi si erano dati, non hanno
impedito la corruzione che è la punta dell’iceberg di un sistema che sotto è marcio.
Attenzione che la corruzione è la fase finale. Prima ci sono gli sprechi, prima ancora
gli sperperi, ancora prima una politica di bilancio non rigorosa, e alla fine si scopre
che i soldi, essendo tanti, vanno addirittura a privatizzarsi in suv, ostriche, champagne
e quant’alto che sono, fino a prova contraria, beni privati e non ciò di cui si dovrebbe
occupare l’organo di governo di una Regione, di una Provincia, di un Comune. Allora,
come si esce da questa trappola? Come di esce dal clima di corruzione, di scandali
che c’è nel Paese? Con una svolta radicale. Guardiamo alla sostanza: un governo tecnico,
non preoccupato del suo futuro, è utile al Paese se dà svolte così radicali non nei
nuovi codici, nelle nuove leggi - abbiamo già una Gazzetta Ufficiale stracarica di
pagine inutili - ma nei comportamenti, nelle regole di governo del sistema. Il presidente
del Consiglio provinciale o regionale, è responsabile con il suo onore - come dice
la Costituzione italiana, prima che con il Codice penale - di come vengono spesi i
soldi dei cittadini. Allora ci si rende conto che 30 anni di debito pubblico e di
evasione, hanno fatto in modo che non ci si riconosca più. Il contribuente onesto
non ha più modo per influire sulle decisioni di spesa che sono decise anche con il
voto degli evasori. Rigore di bilancio vuol dire che ogni Lira, pardon Euro ancora
per un po’, che spendi è di qualcuno che te l’ha data, altrimenti tutte le decisioni
di spesa sono distorte e il controllo della spesa lo fai una volta l’anno con i tagli.
Ma la spesa se non la tagli, cresce da sola? Ahimé si! Da 30 anni!”
L’aumento
dell’Iva, secondo Codacons, per una famiglia di 3 persone comporterà un aumento di
spesa, su base annua, di circa 320 euro. Per “agevolare i consumi delle famiglie dal
reddito più basso”, la Legge di stabilità introduce “una riduzione di un punto percentuale
(da 23 a 22 punti e da 27 a 26) dell'aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito
(da 0 a 15.000 euro e da 15.000 a 28.000 euro)”. Ancora l’economista Giacomo Vaciago:
“Se
dobbiamo valutare le singole misure è chiaro che sono state fatte con grande equilibrio.
C’è equilibrio nel senso tasse e riduzione di spesa, e nella riduzione dell’Irpef
sugli scaglioni più bassi. Ma quanti problemi del Paese il governo Monti ha risolto
in un anno? Ben pochi, anche perché sono problemi che abbiamo da 20 anni e ce ne vorranno
dieci per risolverli, non certo un anno”.
Nel comunicato diffuso dal Consiglio
dei ministri si sottolinea in fine che quest’anno la Legge di stabilità per il 2013
– 2015, come previsto dagli impegni assunti in Europa, di consente di conseguire il
pareggio di bilancio, in termini strutturali, nel 2013.