Il Primate anglicano Williams al Sinodo: il cristianesimo è vero umanesimo
“Il cristianesimo è vero umanesimo”: così il primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo
di Canterbury Rowan Douglas Williams, intervenendo al Sinodo sulla nuova evangelizzazione
in corso in Vaticano. Alla presenza del Papa, l’arcivescovo di Canterbury ha richiamato
l’importanza dell’ecumenismo, evidenziando come le divisioni rendano meno convincenti
i cristiani. L’arcivescovo Williams ha poi ribadito che la vera evangelizzazione include
sempre la gioia nella comunione, per rendere attraente il Vangelo all’uomo di oggi.
Infine, il primate anglicano ha definito il Concilio Vaticano II “il segno di una
Chiesa forte abbastanza” da interrogarsi sull’adeguatezza delle proprie strutture
alla complessità dei tempi moderni. Ma sull’importanza del Vaticano II per il mondo
anglicano, ascoltiamo lo stesso arcivescovo Williams al microfono di Philippa Hitchen,
nostra collega della redazione inglese:
R. – It was
enormously important... E’ stato enormemente importante. Io ero un adolescente,
quando ha avuto inizio il Concilio: ero un anglicano praticante, e quello che è stato
abbastanza insolito – affascinante e piuttosto strano, ma che certamente ha aperto
qualcosa per tutti – penso sia stato l’effetto che questo evento ha avuto su di me
e su altri. Potevamo vederne le dinamiche. Invece di vedere un’istituzione chiusa
in se stessa, vedevamo una trasparenza nella Chiesa cattolica romana, che naturalmente
essendo profondamente connessa con Papa Giovanni XXIII, che è stato un dono per tutti
i cristiani, divenne qualcosa da custodire profondamente. E a causa del Concilio Vaticano
II, penso che altre Chiese abbiano iniziato a ripensare alcuni loro modi di fare le
cose, a causa delle riforme liturgiche. Quindi, è stato enormemente importante per
tutti.
D. – E’ stato anche un momento di forte slancio per l’ecumenismo.
Ma poi, col passare del tempo, sono tornate alcune difficoltà. E’ in qualche modo
deluso?
R. – Sometimes, of course, yes I feel… Qualche volta sì, provo delusione.
Ma dall’altra parte, se guardo indietro, agli anni Sessanta, ricordo che allora noi
credevamo che fosse tutto possibile, nell’ambito della Chiesa, della politica, nelle
relazioni internazionali, e c’era una certa fretta e una certa ingenuità riguardo
a tutto questo. Ma c’è anche da dire che negli anni Cinquanta, quand’ero bambino,
sarebbe stato impensabile pregare assieme ai cattolici romani, come oggi facciamo,
e quindi questo è qualcosa di cui essere orgogliosi. Quindi, il fatto di essere arrivati
a capire che in qualche modo ci apparteniamo, questo è irreversibile. Ora, naturalmente,
sarebbe stato meraviglioso fare maggiori passi avanti verso qualcosa di più concreto…
D.
– L’ecumenismo è ancora una priorità per la Chiesa d’Inghilterra oggi, con così tanti
altri problemi, apparentemente più pressanti, al suo interno?
R. – If we’re
interested about unity... Se siamo interessati all’unità della Chiesa? Certamente
dovremmo esserlo. La reale questione è cosa significhi essere la Chiesa di Dio. Questa
è la domanda che ci facciamo all’interno della famiglia anglicana e questa è la domanda
che ci dobbiamo fare nelle altre denominazioni.
D. – Una delle questioni al
centro del dibattito tra gli anglicani è quella delle donne vescovo. Come andrà a
finire?
R. – We will find a solution... Troveremo una soluzione accettabile
da tutti nella Chiesa d’Inghilterra. Quello su cui i vescovi stanno lavorando negli
ultimi mesi è provare a trovare un equilibrio che sia abbastanza generoso con la minoranza
e abbastanza chiaro sui principi per non allontanare nessuno.