Anno della Fede. La gioia delle persone che riceveranno dal Papa i messaggi all'umanità
Al termine della Messa solenne per l’apertura dell’Anno della Fede, che Benedetto
XVI ha presieduto questa mattina in Piazza San Pietro in coincidenza con il 50.mo
anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, il Papa ha consegnato i messaggi
al Popolo di Dio del Concilio, sulla scia di quanto fece Paolo VI. A ricevere il testo,
tra gli altri, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione
italiana familiari e vittime della strada, mamma di Valeria scomparsa a soli 17 anni
in un incidente. Benedetta Capelli l’ha intervistata:
R. - E’ stata
una cosa inaspettata, ma molto bella, perché mi è sembrato il riconoscimento di tutto
l’impegno svolto nell’ottica della speranza, della valorizzazione della vita. Abbiamo
avuto precedenti rapporti con il Vaticano: nel novembre del 2010, abbiamo partecipato
all’udienza generale del mercoledì e proprio io avevo consegnato nelle mani del Santo
Padre una scultura che rappresentava il significato della nostra Associazione. Sono
delle mani che accolgono e su queste si riversa un fiore spezzato e poi altri fiori
che emergono. Il significato: dal sacrificio - rappresentato dal fiore spezzato -
la vita, perché il sacrificio riafferma il valore della vita e perché quando diciamo
che non è giusto che la vita venga distrutta, così ne riaffermiamo il valore.
D.
– Credo che lei si attenda un messaggio di vicinanza, anche soprattutto per questa
sofferenza che molte madri, come lei, hanno avuto per la perdita di un figlio…
R.
– Certamente. Ci attendiamo un messaggio di vicinanza, ma soprattutto l’impegno a
sollecitare tutti ad avere comportamenti rispettosi della vita. E questo non soltanto
per le persone che sono alla guida, ma anche per le istituzioni: c’è molto bisogno
di questa comunicazione di recupero dell’etica per migliorare la nostra società, perché
l’incidente stradale capita proprio perché c’è il disprezzo dei valori, perché c’è
questa centralità su se stessi e ciascuno pensa di poter fare tutto quello che vuole.
La vita, che è espressione di libertà, non viene quindi vissuta come una realtà che
si deve coniugare con il senso del limite. Noi ci dobbiamo impegnare tutti – quindi
la Chiesa, la famiglia, la scuola – a riaffermare il valore dell’etica.
D.
– Come ha fatto a trasformare il dolore per la perdita di sua figlia Valeria in un
impegno così importante, come quello della vostra Associazione che viene oggi riconosciuto
ancor più?
R. – E’ la vita stessa che ci porta a continuare a vivere e a difenderla.
Valeria era ed è vita: il suo sacrificio deve servire per affermare il valore della
vita. Quindi, la prima cosa che ho pensato è stata quella di dire che il dolore va
trasformato in una proposta di cambiamento. Il nostro destino è combattere la “buona
battaglia”, come diceva San Paolo: “Sono arrivato alla fine della corsa. Ho combattuto
la buona battaglia”. Non dice "ho vinto la buona battaglia", ma dice "ho combattuto".
E non dice neanche di aver combattuto la battaglia, ma dice ho combattuto la "buona"
battaglia. Noi dobbiamo combattere e dobbiamo vivere in questa ottica e allora anche
il sacrificio di Valeria, il sacrificio dell’innocente, è un sacrificio che noi dobbiamo
valorizzare perché si riaffermi il valore stesso della vita. Allora, una vita sacrificata
è una voce muta che affida a noi l’istanza di difendere la vita.
Significativo
il messaggio indirizzato anche agli uomini di scienza e di pensiero: tra coloro che
lo hanno ricevuto c’è Fabiola Gianotti, fisica del Cern di Ginevra, responsabile
del Progetto Atlas, che ha verificato l’esistenza del cosiddetto “bosone di Higgs”.
L'intervista è di Benedetta Capelli:
R. – Sono veramente
onorata di poter incontrare il Santo Padre. Sono anche molto felice della sua apertura,
della sua sensibilità per i vari aspetti della cultura, in questo caso della scienza
e della ricerca. Sono dunque veramente molto felice e attendo con ansia ed emozione
di ricevere il messaggio. Questo Papa è una persona di grandissima cultura, di grandissima
intelligenza, di grandissima sensibilità verso tutti i temi che hanno a che fare con
le scienze umane, sociali e anche con la fisica e con gli aspetti delle scienze naturali.
Quindi, effettivamente, è senz’altro una figura che sentiamo vicina.
D. – Scienza
e fede a volte hanno preso strade diverse. Oggi, lei ritiene che invece questi due
percorsi si possano incontrare?
R. – Assolutamente. Non c’è contrapposizione
fra scienza e fede. Si basano su due principi diversi: la scienza sulla sperimentazione
e la religione appunto sulla fede e non sono assolutamente in contrasto l’una con
l’altra.
D. – Com’è cambiata la sua vita da quel 4 luglio scorso, quando è
stata annunciata la verifica dell’esistenza del “bosone di Higgs”?
R. – La
mia vita è cambiata nel senso che quella è stata una grandissima scoperta, una grandissima
soddisfazione. C’è una gioia maggiore, un grandissimo entusiasmo che si respira negli
esperimenti, soprattutto da parte dei giovani, quindi è senz’altro un momento di grande
euforia, di grande soddisfazione.
Gli altri messaggi sono indirizzati a governanti,
artisti, giovani, catechisti, lavoratori e donne. Queste ultime, sono state rappresentante
tra le altre dalla vaticanista messicana Valentina Alazraki e da Annalisa Minetti,
cantante e atleta paralimpica, vincitrice di un bronzo ai Giochi di Londra 2012, che
Benedetta Capelli ha intervistata:
R. – Mi hanno
chiamato anticipandomi quest’onorificenza incredibile che poi, per me che sono una
credente, è veramente il massimo. Nella vita si dice sempre che non si arriva mai,
però questo è un reale traguardo: in qualche modo sono stata capita nei miei percorsi,
nella ricerca fondamentalmente della voglia di raccontare alla gente quanto meravigliosa
sia la vita.
D. – E’ un messaggio per le donne, quello che il Papa le consegnerà:
donne, madri. Lei è un po’ tutto questo…
R. – E’ meraviglioso poterle rappresentare
tutte e poterlo fare da credente, da persona che nella fede ha trovato la forza e
l’energia per poter fare tutto.
D. – L’ultima tua impresa è quella delle Paralimpiadi
di Londra. Da te allora cosa c’è da aspettarsi di più?
R. – Io dò sempre il
meglio che ho in tutto quello che faccio. Riesco a capire in segnali che Dio mi manda
attraverso le cose e le persone. Cerco di ascoltarLo molto, perché tutte le imprese
che ho supportato e sopportato hanno sempre avuto la loro Croce. Ti assicuro, non
è mai stato tutto semplice…. Quindi, ho sempre vissuto tutto come il percorso che
Gesù ha fatto. Già domani, in qualche modo, ricevo il messaggio più bello, l’onorificenza
più alta per quella che è la mia fede. Mi sentivo già "medagliata" nell’animo da tempo.
Mi sentivo comunque di aver raggiunto il massimo del mio rapporto con Lui, da veramente
molto, molto tempo. Quindi domani festeggeremo insieme questa unione, questo grande
amore reciproco che c’è e spero, in qualche modo di continuare a rappresentarLo tra
le persone e parlare d’amore.