Siria: ancora scambio di artiglieria con la Turchia, 90 i morti
Prosegue lo scambio di colpi d’artiglieria tra Siria e Turchia, e mentre la Nato fa
sapere di essere pronta a difendere Ankara, da Pechino arriva l’appello al rispetto
della sovranità del territorio. Intanto i ribelli rivendicano di aver preso il controllo
di Maaret al-Numan, una città strategica tra Aleppo e Damasco, da dove devono obbligatoriamente
passare tutti i rinforzi inviati dalla capitale alla seconda città del Paese. Novanta
i morti ieri, secondo l’opposizione. Intanto il segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, torna a chiedere a Damasco un cessate il fuoco unilaterale. E il segretario
generale della Nato Rasmussen afferma che serve una pressione molto più forte'' sul
regime siriano ma lo stallo che impedisce al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di approvare
la risoluzione contro la Siria ''manda il messaggio sbagliato'' a Damasco. Per fare
il punto della situazione abbiamo raggiunto telefonicamente ad Aleppo, il giornalista
Cristiano Tinazzi:
R. – Durante
la giornata i caccia mig dell’esercito governativo sorvolano sia la linea del fronte
dentro Aleppo sia i Paesi circostanti, bombardandoli. Anche stamani, intorno a mezzogiorno,
un caccia continuava a sorvolare la zona dei villaggi sunniti, che si trovano nei
dintorni di Aleppo, in special modo su Ayan Reitan, dopo di che è sceso in
picchiata e ha colpito la strada che porta da Aleppo al confine turco e ha colpito
un pulmino che portava civili verso Efren, che è una cittadina curda nel Nord del
Paese, provocando quattro morti e diversi feriti.
D. – Appunto, i civili stanno
lasciando la città. Qual è ormai la situazione umanitaria?
R. – E’ disastrosa,
perché manca spesso l’acqua e l’elettricità. E’ difficile portare il cibo, perché
vengono colpiti appunto i mezzi civili. Non c’è distinzione da parte di caccia ed
elicotteri tra mezzi civili e pick up militari dell’esercito ribelle, per cui chiunque
provi ad affrontare la strada corre il rischio di essere centrato da un missile. Si
è formato un campo adesso, a ridosso del confine turco, sempre in territorio siriano,
di circa duemila persone,che sono lì in una sorta di limbo, in attesa di poter transitare
in Turchia, ma non possono passare perché il campo di Kliseè ormai sovraffollato.
Non c’è più disponibilità di posti e queste persone sono completamente allo sbando,
non essendoci organizzazioni umanitarie da questo lato della frontiera. C’è una richiesta
continua di medicinali, anche negli ospedali, nelle piccole cliniche, che ancora lavorano
dentro e fuori Aleppo. Mancano medicinali, mancano bende, manca qualsiasi cosa. Chiunque
passi da quelle parti è subissato di richieste, che chiaramente noi giornalisti non
possiamo risolvere, se non facendo un appello alle organizzazioni umanitarie di medici
o altro, perché possano portare medicinali e generi di prima necessità alla popolazione,
non avendo nemmeno le bende o il materiale per il primo pronto soccorso.