Lettera dei vescovi cattolici di Terra Santa sull'Anno della Fede
Con una Lettera pastorale, l'Assemblea dei vescovi ordinari cattolici di Terra Santa
offre il suo contributo all'itinerario che la Chiesa universale è chiamata a realizzare
nell'Anno della fede. I Pastori delle Chiese cattoliche della regione, citando l'Esortazione
post-sinodale di Benedetto XVI “Ecclesia in Medio Oriente”, ricordano a tutti che
"L’esempio della prima comunità di Gerusalemme può servire da modello per rinnovare
l’attuale comunità cristiana". L'Anno della fede – sottolinea in apertura la Lettera
pastorale inviata all’agenzia Fides – assume una connotazione propria nella terra
che “è stata la geografia di questa storia di fede”, da cui si è levata “la grande
nube di testimoni della fede che popolano le Sacre Scritture” e dove a Pentecoste
nacque la Chiesa stessa. “La Chiesa Madre di Gerusalemme, custode della fede degli
Apostoli” scrivono i vescovi di Terra Santa “è la nostra Chiesa e continua a donare
ancora modelli di fede fino ad oggi: la Beata Maryam Bawardi, la Beata Marie-Alphonsine,
il Venerabile Samaan Sruji”. La Lettera non nasconde i travagli in cui le Chiese locali
sono chiamate a vivere l'Anno della Fede. “La nostra terra” scrivono i vescovi ”continua
ad essere lacerata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’occupazione e dall’insicurezza.
Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono
discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono
essere riuniti, vivono nella paura e nell’ansia”. Anche le rivolte che stanno scuotendo
l'intera regione hanno tratti enigmatici: “Intorno a noi” riconoscono i vescovi “si
sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori potenti vengono destituiti. Il
futuro appare incerto quando correnti sotterranee, in passato trattenute, si scatenano.
Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede hanno scelto di emigrare lasciando
le nostre comunità ancora più povere e fragili”. In uno scenario che “a volte appare
minaccioso”, i vescovi mediorientali riconoscono che la fede stessa può essere tentata
dalla disperazione. Eppure proprio i tempi difficili rendono ancora più evidente che
la fede non è questione di sforzo, ma è un dono gratuito del Signore. “La fede che
cerchiamo è una grazia, e così preghiamo che il nostro Signore risorto possa veramente
aumentare la nostra fede e renderci Suoi testimoni gioiosi e pieni di speranza. Dobbiamo
ricercare la grazia di Dio in mezzo a tutti questi eventi, anche dove c’è la morte,
il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione”. Solo con l'aiuto della grazia
i cristiani del Medio Oriente potranno discernere quale sia il loro ruolo in questa
tempesta che infuria intorno a loro. Per domandare il dono della fede, i vescovi suggeriscono
di coltivare i gesti ordinari della vita cristiana: l'assiduità nell'avvicinarsi ai
sacramenti, la partecipazione alla Messa e alle celebrazioni inter-rituali, l'attenzione
al catechismo, la pratica del pellegrinaggio e la preghiera presso i Luoghi Santi.
(R.P.)