Nigeria: mons. Onaiyekan chiede un Forum nazionale per trattare con Boko Haram
“I propositi esitanti” del governo nigeriano per aprire un contatto con l’organizzazione
jihadista Boko Haram “devono essere perseguiti con più vigore e trasparenza, perche
“quelli che il governo ha sempre definito come ‘gente senza volto’ devono far cadere
la maschera. Se il dialogo avviene a vantaggio di tutti noi, abbiamo bisogno di essere
adeguatamente informati a un certo momento, e quel momento è arrivato”. Lo ha dichiarato
l'arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan intervenendo la scorsa settimana
alla Conferenza internazionale di Rodi, organizzata dal World Public Forum-Dialogue
of Civilizations (Wpf-Dc). Secondo l’arcivescovo nigeriano, il governo di quella che
lui stesso ha definito la più grande nazione cristiano-islamica del mondo, “ha bisogno
di coinvolgere altri soggetti interessati nella discussione, a partire dalle forze
religiose, politiche, economiche e etnico-sociali”. Solo un Forum nazionale di tale
natura secondo mons. Onaiyekan, potrebbe “facilitare un approccio più ampio per trovare
una soluzione definitiva”. Nella sua ampia relazione - riferisce l'agenzia Fides -
l’arcivescovo ha riconosciuto che le violenze di Boko Haram hanno obiettivamente ottenuto
l’effetto di “polarizzare la nostra nazione lungo linee di demarcazione religiosa,
portando duri colpi alla nostra fragile armonia costruita in tanti anni di sforzi
pazienti”. Anche in quest'ultimo weekend almeno 17 persone sono state uccise nel villaggio
di Doko Kuka, nello Stato di Yobo da terroristi di Boko Haram. Allo stesso tempo,
ha ammesso il presule, “non è solo l’Islam che deve trattare coi suoi ‘cani pazzi’.
Ci sono fanatici anche nel campo cristiano, le cui attitudini sono tutt’altro che
pacifiche. Gli Yoruba – ha raccontato l’arcivescovo - traducono la parola ‘fanatici’
con ‘Agbaweremesin’, che letteralmente significa ‘quelli che hanno adottato la follia
come religione’. Le comunità religiose hanno il dovere di eliminare ogni ‘follia’
tra i propri seguaci, attraverso un sistema di auto-regolamentazione dei propri predicatori.
Ma finché molti di questi predicatori pazzi non sono sotto il controllo di alcuno,
toccherà allo Stato monitorare l’uso della libertà di espressione”. Il World Public
Forum per il dialogo tra le civiltà, presieduto Vladimir Ivanovich Yakunin – che in
Russia è anche presidente della compagnia statale delle ferrovie - riunisce ogni anno
nell’isola di Rodi studiosi, leader religiosi e protagonisti del mondo dell’economia
e della politica per incontri e dibattiti centrati sulla questione del dialogo tra
le civiltà. Quest’anno alla decima edizione degli incontri di Rodi hanno partecipato
anche l’arcivescovo slovacco Cyril Vasil’, Segretario della Congregazione per le Chiese
orientali, e mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito della diocesi di Makeni, in Sierra
Leone. (R.P.)