Giappone: vescovo di Sendai denuncia discriminazione contro gli abitanti di Fukushima
Le radiazioni che hanno colpito la zona di Fukushima dopo il terribile incidente dell'11
marzo del 2011 "non sono imputabili alla popolazione della zona, ma al Giappone intero.
Abbiamo vissuto fino a quel giorno consumando quantità enormi di energia, e chi le
ha prodotte non può pagare per tutti. Si deve interrompere questa campagna di discriminazione
prima che sia troppo tardi". È quanto scrive in un appello pubblico mons. Martino
Tetsuo Hiraga, vescovo di Sendai (la diocesi che ospita la centrale di Fukushima).
Nel testo, il presule spiega che "le radiazioni emesse dopo l'incidente della centrale
Daiichi sono state 168 volte più letali di quelle immesse nell'atmosfera dalla bomba
di Hiroshima. Questo ha creato seri danni a tutte le Prefetture raggiunte dai venti
nucleari. Ma soprattutto ha distrutto l'economia locale e la speranza di ripresa per
questa gente: questo non è giusto, dato che loro stanno pagando per tutti noi". Secondo
mons. Hiraga "il fatto stesso che le centrali nucleari siano da sempre costruite nelle
aree rurali del Giappone è già di per sé una forma di discriminazione. Una volta aperte,
le centrali dividono le popolazioni che le ospitano: alcuni si oppongono, altri ci
vanno a lavorare. Ma questi ultimi, a contatto quotidiano con le radiazioni, iniziano
a morire per le cosiddette 'polveri mortali'. E questo avviene da anni". Oggi i prodotti
che vengono da Fukushima non riescono a trovare un compratore, e i bambini della zona
non vengono accettati dalle scuole di altre Prefetture nonostante gli ordini di evacuazione
del governo: "Questo non è giusto. Dobbiamo imparare a convivere con le radiazioni,
dato che queste sono dovunque in Giappone. Dobbiamo combattere per impegnare il governo
a trovare nuove forme di energia pulita, ma nel frattempo non possiamo abbandonare
i nostri fratelli". L'appello ha prodotto alcuni frutti, fra cui la visita compiuta
ieri dal premier nipponico Yoshihiko Noda ai reattori delle centrali che - dopo il
terremoto e lo tsunami - hanno ceduto iniziando a contaminare la zona. Noda ha chiesto
una "rapida decontaminazione" e ha portato alla popolazione locale "il sostegno di
tutto il popolo nipponico". L'11 marzo del 2011, alle 14,46 un terremoto ha colpito
le coste settentrionali del Giappone. Subito dopo si è scatenato uno tsunami che ha
spazzato via le città e i villaggi nelle prefetture di Sendai, Miyagi e Fukushima
e ha provocati ingenti danni ai reattori nucleari della centrale Daiichi. Nella tragedia
sono morte più di 19mila persone. (R.P.)