di P. Bartolomeo Sorge SJ, direttore emerito di Aggiornamenti sociali Credo
non sia possibile una nuova evangelizzazione senza il contributo attivo e responsabile
di un laicato maturo. Dal Sinodo mi aspetto dunque la valorizzazione piena dei fedeli
laici, uomini e donne, che è ancora un problema rimasto aperto dai tempi del Concilio.
Altro nodo incompiuto da mezzo secolo è l’esigenza maggiore di uno 'spirito collegiale'
nella Chiesa, come lo chiamava il Concilio. Siamo in ritardo su questo punto. Dobbiamo
parlarci fra di noi. E’ necessario uno stile nuovo di dialogo tra la base e i vertici,
camminare insieme, come il Signore ci ha chiesto. All'avvio dell'assise sinodale
in Vaticano il gesuita ribadisce ciò che spesso dice rivolgendosi ai sacerdoti: "Noi
parliamo di Dio come se ci fosse. E invece c’è. Ciò che manca nella testimonianza
cristiana è quella esperienza diretta di chi ha incontrato il Risorto nella propria
vita, di chi vive in comunione con Lui nella eucarestia e nell’amore ai poveri, che
sono il volto di Gesù. E' di lì che deve ripartire la nuova evangelizzazione. Io vedo
provvidenziale questo appaiamento che il Papa compie tra celebrazione dei cinquant'anni
dal Concilio e l’Anno della Fede. Questo mi conferma nella provvidenza che guida la
Chiesa". I suoi ricordi personali lo riportano a quando, cinquant'anni fa, si trovava
"sul colonnato del Bernini ad ammirare la processione di tantissimi vescovi. Non avrei
mai pensato - racconta - di assistere ad un evento di così vasta portata storica.
In questi cinquant'anni molti passi sono stati fatti nei rapporti 'ad extra' con la
Chiesa che si è impegnato moltissimo nello slancio missionario. Laddove siamo un po’
fermi - lamenta P. Sorge - è sulla riforma interna della Chiesa. Non abbiamo avuto
il coraggio di portare avanti le linee di fondo del Concilio, ovvero quelle riguardanti
la collegialità. Il Concilio ha insistito tanto su questo. Bisogna avere sinodalità.
Cerchiamo di fare una Chiesa di comunione. A volte abbiamo paura di scegliere, abbiamo
paura del nuovo perché, per dirla con Gesù, ci sono ancora troppi che preferiscono
il vino vecchio rispetto al nuovo perché, dicono, 'quello sì che è buono'". E a proposito
del frangente storico delicato per la Chiesa, Sorge precisa che "non sono gli scandali
che possono far vacillare la fede. Gesù l’ha detto: non ci sarà mai una Chiesa fatta
di tutti puri. La Chiesa sarà sempre buon grano e zizzania. Se qualcuno si allontana
dalal Chiesa per questo, vuol dire che non ha capito che è proprio la fragilità della
Chiesa a dimostrarne la divinità. Solo Dio può mantenere viva una Chiesa fatta di
poveri peccatori, rispondendo con i Santi alla crisi della Chiesa. (a cura di Antonella
Palermo)