Presidenziali in Venezuela: appello alla calma dall’arcivescovo di Caracas
Venezuela al bivio. 19 milioni di elettori decidono oggi se approfondire il modello
antimperialista di Hugo Chavez o voltare pagina dopo 14 anni. Alta l’affluenza alle
urne sin dalle prime ore della mattina, il che induce a pensare che l’astensione sarà
più bassa del solito. FrancescaAmbrogetti:
La tensione
è forte ma nessun incidente di rilievo finora. “La violenza non vince le elezioni”
ha detto oggi l’arcivescovo di Caracas, Jorge Urosa, dopo aver espresso il voto.
E ha esortato ad attendere con calma e serenità i risultati. Sei i candidati, ma
solo due i protagonisti: il presidente uscente e Henrique Capriles. Lo svantaggio
di questo giovane avvocato alla guida di un’ampia coalizione di oppositori, si è
assottigliato negli ultimi sondaggi. Alcuni parlano di pareggio tecnico e ipotizzano
perfino una storica sconfitta dell’istrionico leader bolivariano. Per il Venezuela,
uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo, sarebbe un cambiamento epocale,
con sicuri riflessi in altri Paesi latinoamericani. E anche per alcuni dei controversi
alleati di Caracas in altre aree strategiche. All’esame degli elettori un lungo periodo
di governo, nel quale il socialismo del XXI secolo proposto da Chavez è riuscito a
dimezzare la povertà ma non a combattere corruzione e violenza. Capriles, che afferma
di voler seguire l’esempio di Lula in Brasile, è convinto di poter affrontare queste
sfide mentre il leader boliviariano, reduce da un cancro, ha promesso che nei prossimi
sei anni sarà un miglior presidente.