Il Papa apre il Sinodo sulla nuova evangelizzazione
Favorire la riscoperta della fede, che porta speranza nella vita di ogni uomo: così
Benedetto XVI definisce lo scopo della nuova evangelizzazione. In Piazza San Pietro,
il Papa ha presieduto la Messa di apertura del 13.mo Sinodo generale ordinario, dedicato
al tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, in programma
in Vaticano fino al 28 ottobre. Nella sua omelia, Benedetto XVI ha richiamato l’importanza
del matrimonio, oggi profondamente in crisi, e della santità, protagonista dell’evangelizzazione.
Proclamati dal Pontefice anche due Dottori della Chiesa: San Giovanni d’Avila e Santa
Ildegarda di Bingen. Il servizio di Isabella Piro:
È una Piazza
San Pietro movimentata dallo sventolio di bandiere di ogni parte del mondo quella
che accoglie l’apertura ufficiale del 13.mo Sinodo dei vescovi, dedicato alla nuova
evangelizzazione, ovvero “l’orientamento programmatico – dice il Papa – per la vita
della Chiesa, delle famiglie, delle comunità”. Oltre 400 i concelebranti che, assieme
a Benedetto XVI, ribadiscono: “La Chiesa esiste per evangelizzare”:
"L’evangelizzazione,
in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo,
il Figlio di Dio; e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia
il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione".
La
nuova evangelizzazione, spiega il Papa, guarda principalmente a quei battezzati che
si sono allontanati dalla Chiesa e “vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana”:
"L’Assemblea
sinodale che oggi si apre è dedicata a questa nuova evangelizzazione, per favorire
in queste persone un nuovo incontro con il Signore, che solo riempie di significato
profondo e di pace la nostra esistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente
di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale".
Prendendo
poi spunto dal Vangelo odierno, Benedetto XVI pone l’accento su una “realtà già nota
ma forse non pienamente valorizzata”, ovvero sul matrimonio tra uomo e donna che “costituisce
in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi”, soprattutto per
quello “scristianizzato”:
"L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare
'un’unica carne' nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla
di Dio con forza, con un’eloquenza che ai nostri giorni è diventata maggiore, perché
purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione,
sta attraversando una crisi profonda".
“Il matrimonio è legato alla fede,
non in senso generico”, continua il Papa, bensì come “unione d’amore fedele e indissolubile”:
"C’è
un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come
la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo
oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione".
Il pensiero di Benedetto
XVI va, quindi, ai due nuovi Dottori della Chiesa: lo spagnolo San Giovanni d’Avila,
vissuto nel XVI secolo, “uomo di Dio che univa la preghiera costante all’azione apostolica”,
e la tedesca Santa Ildegarda di Bingen, del XII secolo, “donna di vivace intelligenza”,
capace di “discernere i segni dei tempi”. Questi e tutti i Santi, dice il Papa, sono
“i veri protagonisti dell’evangelizzazione” ed anche “i pionieri ed i trascinatori
della nuova evangelizzazione”:
"La santità non conosce barriere culturali,
sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità
– è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo,
fonte inesauribile di vita nuova".
Ma i Santi, ribadisce il Papa, insegnano
anche che “solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio
della loro dignità di figlio di Dio”:
"Lo sguardo sull’ideale della vita
cristiana, espresso nella chiamata alla santità, ci spinge a guardare con umiltà la
fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato, personale e comunitario, che rappresenta
un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella
fede, incontra la debolezza umana. Pertanto, non si può parlare della nuova evangelizzazione
senza una disposizione sincera di conversione".
Infine, il ricordo del
Santo Padre va al Beato Giovanni Paolo II, il cui lungo Pontificato è stato “esempio
di nuova evangelizzazione”.
All’Angelus, poi, Benedetto XVI si unisce spiritualmente
al Santuario di Pompei, dove viene elevata la tradizionale “Supplica” alla Vergine
Maria. Di qui, l’invito ai fedeli “a pregare il Rosario personalmente, in famiglia
e in comunità”:
“Vorrei proporre a tutti di valorizzare la preghiera del
Rosario nel prossimo Anno della Fede. Con il Rosario, infatti, ci lasciamo guidare
da Maria, modello di fede, nella meditazione dei misteri di Cristo, e giorno dopo
giorno siamo aiutati ad assimilare il Vangelo, così che dia forma a tutta la nostra
vita”.
Nei saluti nelle diverse lingue, infine, Benedetto XVI chiede di
pregare per il Sinodo, affinché “ogni cristiano sia rinnovato nella sua responsabilità
di fare conoscere il Salvatore ed il suo messaggio di amore e di pace”.