Scuola, scontri tra studenti e polizia. La Cisl: Violenza da condannare sempre
Momenti di tensione e scontri con le forze dell'ordine in diverse città italiane per
la prima grande manifestazione studentesca del nuovo anno scolastico. Nel mirino della
protesta, il governo, i tagli all'istruzione e la crisi economica. Per il ministro
dell’Istruzione Profumo le ragioni di chi protesta sono più forti se non sono accompagnate
dalla violenza. Alessandro Guarasci
La tensione
era alta fin dalla vigilia delle manifestazioni ma nessuno poteva pensare che potessero
scoppiare disordini. La città più calda è stata Roma, dove un migliaio di ragazzi
sono riusciti a raggiungere la sede del ministero dell'Istruzione in viale Trastevere
scandendo slogan contro Monti e l’Unione Europea. Quando, a Porta Portese, hanno cercato
di sfondare il cordone di polizia che chiudeva l'accesso a via Portuense sono stati
respinti con alcune cariche di contenimento: quattro poliziotti, tra cui un funzionario,
sono rimasti contusi in modo lieve. Sequestrati due scudi in plexiglass, pietre e
bastoni. A Torino hanno sfilato in circa 500, dietro lo striscione “Contro crisi e
austerità riprendiamoci scuola e città”. Anche là tafferugli e lanci di uova. A Milano
il corteo dei liceali ha mandato il traffico in tilt: i problemi maggiori si sono
avuti quando uno dei due tronconi si è diretto verso il palazzo della Regione. Una
decina i feriti. Tafferugli anche a Palermo e a Bologna. Il ministro dell’Istruzione
Profumo condanna la violenza. Sulla stessa linea i partiti, anche se il Pd, l’Idv
e i sindacati chiedono di ascoltare le ragioni degli studenti. Giorgio Schrima,
segretario confederale Cisl R. - Gli studenti hanno tutto il sacrosanto diritto
di protestare per avere una scuola migliore. Se poi le motivazioni delle proteste
sono quelle di sostenere che questo non è un governo ma una dittatura, che dobbiamo
uscire fuori dall’Europa, che si buttano i petardi contro una sede istituzionale come
nel caso delle sedi di Equitalia dove purtroppo si sono verificati degli atti delinquenziali
nei mesi passati, mi pare che gli atti delle manifestazioni odierne non siano coerenti
con le motivazioni che possono anche essere nobili.
D. - Diciamo che le manifestazioni
di oggi in questo senso hanno deviato da quelle che erano le motivazioni originarie.
Però, la scuola italiana continua a vivere un momento di sofferenza: basta solo guardare
agli edifici che non sono a norma.
R. - La scuola italiana da tanti anni, da
lustri, viene considerata come luogo di spesa e non come luogo di investimento. Oggi
la competitività a livello internazionale la vincono i Paesi ricchi di materia grigia,
non quelli ricchi di materia prima. Purtroppo la materia grigia non si estrae dal
sottosuolo, si cura, si forma nella scuola, nelle università con la ricerca. E la
scuola ha subito tagli micidiali in questi anni che l’hanno messa in ginocchio. Il
problema dell’edilizia scolastica è uno dei tanti problemi che abbiamo; basta pensare
che più del 54 per cento dei nostri edifici non sono a norma, quasi tutti gli edifici
dagli anni ’50 agli anni ’80, non sono a norma. Quindi una scuola efficiente, è anche
una scuola che sia strutturalmente adeguata ad ospitare i ragazzi e che sia in grado
di attivare percorsi educativi e formativi. A questo si sono poi aggiunti i tagli
alle risorse economiche e quelli alle risorse professionali. Non dimentichiamo che
nell’ultimo triennio del precedente governo, la scuola ha subito otto miliardi e 400
milioni di tagli. Non è così che un Paese può progettare il suo futuro. Non è così
che si progetta il futuro dei giovani che è anche quello del Paese. Fermo restando
che sono motivazioni sacrosante, ma la violenza è da condannare.