Parzialmente rientrata la crisi tra Siria e Turchia.
Siria. Mentre continuano gli scontri armati tra esercito e ribelli, sembra rientrare
parzialmente la crisi tra Damasco e Turchia. Dopo i colpi di mortaio siriani in territorio
turco, a cui Ankara ha risposto con pesanti bombardamenti, le scuse della Siria hanno
fatto rientrare il rischio di un allargamento della crisi. Il servizio è di Marina
Calculli: La condanna verso
Damasco arriva ancora più perentoria. Il Parlamento turco ha approvato ieri una mozione
che autorizzi – se necessarie – operazioni militari in Siria. Anche la Nato e l’Unione
Europea hanno condannato l’episodio: per Bruxelles c’è stata violazione del diritto
internazionale. Dall’Onu, invece, la Russia ha bloccato una dichiarazione del Consiglio
di Sicurezza, assicurando di aver ricevuto conferme dalla Siria sulla natura involontaria
dell’incidente. E mentre da Damasco arrivano le scuse formali del regime di Assad,
è lo stesso Erdogan che smorza la durezza dei toni: la Turchia – ha detto il primo
ministro – non ha intenzione di fare la guerra e lavora per la stabilità e la pace
regionale. Intanto, all’interno della Siria la tensione tra l’esercito ed i ribelli
cresce. I combattimenti più intensi si concentrano ad Aleppo, Idlib e Deir el-Zor,
mentre a Damasco un’esplosione ha provocato la morte di 21 membri della Guardia repubblicana,
la divisione dei fedelissimi del regime.
Intanto cresce l’emergenza umanitaria.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha lanciato un nuovo allarme
sul numero dei siriani costretti ad abbandonare il loro Paese a causa della guerra:
i profughi sono ormai oltre 300 mila in tutta la regione, il triplo, rispetto a tre
mesi fa. Tra i principali Paesi di destinazione dei civili in fuga c’è il Libano,
dove la Caritas è in prima linea nell’assistenza. A Beirut, Davide Maggiore
ha raccolto sull’argomento la testimonianza di Kamal Sioufi, presidente del
Centro per i Migranti della Caritas libanese:
R. – Quand
quelqu’un travers le frontière d’un façon illégal…
Quando qualcuno passa la
frontiera in Libano in modo illegale, risiede in Libano in modo illegale! Se viene
fermato sarà soggetto ad essere imprigionato o anche ad essere direttamente espulso
dal Libano verso la Siria. Fino ad oggi, ci sono 80 mila siriani che si sono registrati
presso l’Acnur: certamente questo, però, non è il numero reale, perché ci sono molti
siriani che hanno paura e che non vogliono dare il loro nome perché temono che il
loro nome venga poi consegnato alle autorità siriane. Un’altra cosa importante da
sottolineare è che in un anno e due mesi il numero non ha mai superato 32 mila e poi
soltanto in poche settimane – 3 o 4 settimane – sono passati da 32 mila a 80 mila.
Abbiamo assistito a un esodo che è stato molto più importante rispetto a tutto l’anno
passato.