2012-10-03 20:29:23

La festa ebraica di Sukkoth. L'intervista con il Rabbino Di Segni


Ha preso il via dal 30 settembre la Festa ebraica di Sukkoth, conosciuta come Festa delle capanne, dal termine sukkah che in ebraico significa, appunto, capanna. Questa festività ricorda, infatti, i 40 anni trascorsi dal popolo d’Israele nel deserto prima di raggiungere la terra promessa ed è legata anche al tempo del raccolto. Sul significato di questa festa Debora Donnini ha sentito il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni:RealAudioMP3

La Festa delle capanne è chiamata così – in italiano c’è un antico nome “La Festa dei tabernacoli”, che corrisponde all’idea della capanna – perché in questi giorni c’è un obbligo di risiedere dentro abitazioni provvisorie che si caratterizzano per un tetto molto provvisorio, un tetto che deve essere fatto con vegetali tagliati dalla terra e non elaborati in utensili. Quindi, è un tetto che indica una transitorietà, una precarietà. L’idea è che noi dobbiamo ricordare il periodo in cui i nostri antenati, usciti alla libertà, non possedevano abitazioni stabili ed erano così esposti agli elementi, ma protetti dalla Provvidenza divina. Questo lo facciamo costruendo a casa propria le capanne - chi se lo può permettere se ha a disposizione delle terrazze esposte, perché non ci deve essere un tetto sopra – oppure usando le capanne che vengono fatte negli spazi comunitari, dove con il clima in cui noi viviamo, si va a mangiare altrimenti, se il clima lo consente come in Israele, si va anche a dormire. Qual è il senso? Il senso è molto importante: la rappresentazione della precarietà e dell’instabilità della vita umana, che però si regge sulla speranza che è quella della protezione divina. Quindi, abbiamo l’uomo che è fragile e Dio che lo protegge.

D. – E’ vero che nel tetto di queste capanne c’è uno spazio aperto per guardare il cielo?

R. – Esattamente le capanne non devono essere troppo fitte, ma nemmeno troppo slargate: ci devono essere dei piccoli varchi che consentono di vedere le stelle. Vedere le stelle è un modo simbolico per dire che ci devono essere abbastanza spazi per vedere cose piccole e che, quindi, non deve essere un tetto fittissimo perché potrebbe oscurare l’idea della protezione. Le stelle sono quelle della benedizione data ad Abramo: la tua discendenza sarà come la polvere della terra e le stelle del cielo. Entrambe le cose hanno grandi significati simbolici: nel caso delle stelle significa che se ci si innalza spiritualmente, ci si ricorda di questa promessa.

D. – Questa di Sukkoth è anche una festa a carattere agricolo…

R. – Ogni festa biblica, tra quelle principali, ha un legame con la natura: si tratta praticamente di un riferimento al ciclo agricolo della terra di Israele. C’è quindi un meccanismo doppio: il riferimento agricolo ed il riferimento storico. Questo vale anche per la festa della Pasqua e per quella di Shavuot, che è quella della promulgazione del Decalogo. In questo caso si tratta dell’ultimo raccolto dell’anno, soprattutto della vendemmia, tema agricolo che è anche collegato ad una forte richiesta di pioggia: nel clima di Israele in estate la pioggia non c’è per niente e comincia, o dovrebbe cominciare, in questi giorni. Quindi, c’è un doppio senso: quello della terra, del dono divino ed il senso della storia, che in qualche modo interviene sulla mera visione ciclica della vita legata alla natura.

D. – A livello liturgico, è una festa caratterizzata da canti e danze...

R. – Ogni evento liturgico ha le sue melodie, che sono variamente sviluppate secondo le tradizioni e i gusti degli ebrei sparsi per il mondo. Da questo punto di vista, nelle Sinagoghe o anche dentro le capanne si possono cantare inni religiosi; le danze sono una cosa molto differente, anche queste dipendono dalle tradizioni, ma si fanno soprattutto nell’ultimo giorno della festa, che è una specie di “appendice”. L’ultimo giorno della festa - che in Italia, nella Diaspora, sarà la sera dell’8 ed il giorno del 9, in Israele lo stesso giorno dell’8 - è il giorno in cui si festeggia la fine della lettura del ciclo annuale della Bibbia, perché noi il Pentateuco lo dividiamo in sezioni settimanali, per completarlo ogni anno e quello è il momento in cui si finisce e si ricomincia. Per festeggiare questo, in appendice appunto alla festa di Sukkoth, si celebra la “Gioia della Torah”, ed in quel caso – secondo costumi molto differenti – ci sono anche cerimonie festive in cui qualcuno anche balla.








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