In Siria ieri 150 vittime. Allarme dell'Onu per gli oltre 300mila profughi
Imperversa la violenza in Siria. Ad Aleppo e Damasco le vittime ieri sono state un
centinaio. I ribelli hanno riferito di 15 esecuzioni in strada. Per la prossima settimana
è atteso nel Paese il mediatore Onu-Lega Araba Brahimi. A preoccupare anche l’alto
numero di profughi siriani, un numero triplicato negli ultimi 3 mesi secondo l’Alto
Commissariato Onu per i rifugiati. Il servizio di Marina Calculli:
Drammatica
la situazione dei bambini, spesso vittime degli attacchi. In loro difesa c’è l’associazione
“Sos villaggi dei bambini”, che recentemente ha provveduto al trasferimento di 60
piccoli e 30 ragazzi dal villaggio di Aleppo a quello di Damasco per motivi di sicurezza.
Al microfono di Alessandro Gisotti, Elena Cranchi, responsabile della
comunicazione della sezione italiana dell’organizzazione:
R . –
E' un incubo che dura dal marzo del 2011 e quindi adesso siamo solo all’apice di una
situazione drammatica. Siamo presenti in Siria in due villaggi: abbiamo un villaggio
ad Aleppo e uno a Damasco. Nei villaggi accogliamo circa 143 bambini e 50 tra ragazzi
e ragazze e poi ovviamente ci occupiamo di tutte le famiglie che rientrano nel nostro
piano di rafforzamento familiare. Il trasferimento dei bambini dal "Villaggio Sos"
di Aleppo era un qualcosa cui si pensava già da tempo, proprio perché Aleppo, negli
ultimi tempi, era diventata tra l’altro teatro di combattimenti. Siamo riusciti a
farlo solo adesso, perché era impossibile pensare ad un trasferimento aereo o con
altri mezzi per problemi di sicurezza. Questa volta, invece, un po’ la situazione
di emergenza e un po’ le condizioni hanno permesso fortunatamente di trasferire 60
bambini e 30 ragazzi, più lo staff, al "Villaggio Sos" di Damasco. Abbiamo pochi racconti
se non la testimonianza dell’educatrice, che ovviamente fa riferimento al viaggio
come una vera e propria odissea. Dovete pensare che i nostri bambini accolti nei villaggi
sono già vittime di situazioni di emergenza cui si aggiunge un’altra emergenza. Erano
stati, tra l’altro, bloccati più volte da questi check-point istituiti sia dall’esercito
siriano che dall’opposizione. Fortunatamente i bambini sono stati accolti dai loro
nuovi fratelli in un modo meraviglioso e si è creato immediatamente un clima di condivisione,
di comprensione, di amore: in questo momento stanno andando a scuola tutti insieme.
D. – Attraverso le sofferenze indicibili e difficilmente raccontabili, come
diceva lei, dei bambini si può vedere la gravità della guerra in Siria: attraverso
la sofferenza dei bambini si può davvero capire quanto grave è la situazione nel Paese…
R.
– E’ un conflitto che sta mietendo vittime tra i bambini e la morte di un bambino
è comunque inaccettabile! I bambini sempre, ma a maggior ragione in tempi di conflitto,
hanno il diritto alla protezione, al cibo, all’istruzione - che in questo momento
è compromessa, perché ci sono otto milioni di bambini in Siria che non potranno andare
a scuola, anche perché molte scuole sono state distrutte e molte altre, invece, sono
rifugio per le famiglie sfollate – e poi ovviamente hanno diritto alle prestazioni
sanitarie di base. Quindi il nostro lavoro, come quello di tutte le organizzazioni
internazionali – sia locali, sia anche quelle che lavorano in Siria da tanti anni
e noi siamo lì da trent’anni – stanno continuando a lavorare, affinché i diritti dei
bambini non siano violati.
D. – Cosa che purtroppo sembra succedere su una
scala terribile: l’Onu e diverse altre Ong hanno denunciato addirittura violenze e
torture sui bambini…
R. – Devo dire che fortunatamente i nostri villaggi sono
stati "toccati" dal conflitto, ma la paura che ci potessero essere delle incursioni
è stata soltanto una paura: all’interno dei nostri villaggi non è entrato nessuno
e la vita dei bambini è stata protetta. Poi certo il conflitto è conflitto! Collaborando
in Siria, in questi ultimi tempi, con delle organizzazioni presenti nel Paese, abbiamo
fornito alimenti di base a 3900 persone, perché manca tutto – dallo zucchero al latte
per neonati, al riso; siamo riusciti a fornire dei kit per l’igiene personale a tutte
le famiglie sfollate a Damasco. Il nostro lavoro, in questo momento, è quello non
solo di dare agli operatori stessi di queste Ong una formazione psicosociale, proprio
per potersi rapportare al meglio con bambini e famiglie che hanno subito questo trauma,
ma anche quello di portare alimenti e altri oggetti che servono evidentemente a salvare
la vita a più persone possibili.