Il Papa all'udienza generale: pregare è stare con Dio come con un amico, ma la preghiera
non è individualista
Benedetto XVI, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, è tornato a soffermarsi
nella catechesi su una delle fonti privilegiate della preghiera cristiana: la sacra
liturgia, “partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito
Santo”. La Chiesa – ha detto il Papa - si rende visibile in molti modi: nell’azione
caritativa, nei progetti di missione, nell’apostolato. Però il luogo in cui la si
sperimenta pienamente come Chiesa è nella liturgia, “atto nel quale crediamo che Dio
entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare”. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Nella liturgia
“ogni preghiera cristiana trova la sua sorgente e il suo termine”. Ma nella nostra
vita – domanda il Papa - riserviamo uno spazio sufficiente alla preghiera?
“La
preghiera è la relazione vivente dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente
buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo (cfr ibid., 2565). Quindi
la vita di preghiera consiste nell’essere abitualmente alla presenza di Dio e averne
coscienza, nel vivere in relazione con Dio come si vivono i rapporti abituali della
nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il
Signore è la relazione che dona luce a tutte le nostre altre relazioni”.
La
preghiera cristiana – ricorda il Santo Padre – consiste nel “guardare costantemente
e in maniera sempre nuova a Cristo”...
“ ... parlare con Lui, stare in silenzio
con Lui, ascoltarlo, agire e soffrire con Lui”.
Il cristiano “riscopre
la sua vera identità in Cristo”. E trovare la propria identità in Cristo significa
giungere a una comunione con Lui. Pregare – aggiunge il Papa – significa “elevarsi
all’altezza di Dio” e partecipando alla liturgia, “facciamo nostra la lingua madre
della Chiesa”:
“Naturalmente questo avviene in modo graduale, poco a poco.
Devo immergermi progressivamente nelle parole della Chiesa, con la mia preghiera,
con la mia vita, con la mia sofferenza, con la mia gioia, con il mio pensiero. E’
un cammino che ci trasforma”.
Ma come si impara a pregare, come crescere
nella preghiera?
“Guardando al modello che ci ha insegnato Gesù, il Padre
nostro, noi vediamo che la prima parola è ‘Padre’ e la seconda è 'nostro'. La risposta,
quindi, è chiara: apprendo a pregare, alimento la mia preghiera, rivolgendomi a Dio
come Padre e pregando-con-altri, pregando con la Chiesa, accettando il dono delle
sue parole, che mi diventano poco a poco familiari e ricche di senso”.
La
liturgia - spiega il Papa - non è una “specie di auto–manifestazione della comunità”,
ma è invece l’uscire dal semplice "essere-se-stessi" ed entrare “nella grande comunità
vivente, nella quale Dio stesso ci nutre”. La liturgia implica universalità:
“La
liturgia cristiana è il culto del tempio universale che è Cristo Risorto, le cui braccia
sono distese sulla croce per attirare tutti nell’abbraccio dell’amore eterno di Dio.
E’ il culto del cielo aperto. Non è mai solamente l’evento di una comunità singola,
con una sua collocazione nel tempo e nello spazio. E’ importante che ogni cristiano
si senta e sia realmente inserito in questo ‘noi’ universale, che fornisce il fondamento
e il rifugio all’’io’, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa”.
"Non si può
pregare Dio in modo individualista". "La liturgia non è un nostro 'fare', ma è azione
di Dio in noi e con noi. Non è il singolo – sacerdote o fedele – o il gruppo che celebra
la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa":
“Anche
nella liturgia della più piccola comunità è sempre presente la Chiesa intera. Per
questo non esistono ‘stranieri’ nella comunità liturgica. In ogni celebrazione liturgica
partecipa assieme tutta la Chiesa, cielo e terra, Dio e gli uomini”.
La
liturgia cristiana, “anche se si celebra in un luogo e uno spazio concreti, ed esprime
il ‘sì’ di una determinata comunità, è per sua natura cattolica”:
“… proviene
dal tutto e conduce al tutto, in unità con il Papa, con i Vescovi, con i credenti
di tutte le epoche e di tutti i luoghi. Quanto più una celebrazione è animata
da questa coscienza, tanto più fruttuosamente in essa si realizza il senso autentico
della liturgia”.
Nelle riflessioni sulla liturgia – conclude il
Santo Padre – l’attenzione è centrata spesso sul come renderla attraente, interessante
ma si rischia di "dimenticare l’essenziale: la liturgia si celebra per Dio e non per
noi stessi", è opera del Signore. Dobbiamo lasciarci guidare da Dio e dal suo Corpo
che è la Chiesa.
Al termine dell'udienza generale, Benedetto XVI ha ricordato
che domani si recherà in visita al Santuario di Loreto, nel 50.mo anniversario del
celebre pellegrinaggio del Beato Papa Giovanni XXIII in quella località mariana, avvenuto
una settimana prima dell’apertura del Concilio Vaticano II.
“Vi chiedo di
unirvi alla mia preghiera nel raccomandare alla Madre di Dio i principali eventi ecclesiali
che ci apprestiamo a vivere. L’Anno della fede e il Sinodo dei Vescovi sulla nuova
evangelizzazione. Possa la Vergine Santa accompagnare la Chiesa nella sua missione
di annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo”.