Al via Convegno internazionale sul Concilio. Il Papa: lodevole iniziativa su evento
sempre vivo
Si è svolto nei giorni scorsi in Vaticano, il Convegno Internazionale di Studi sul
tema: “Il Concilio Ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei Padri Conciliari”,
nel 50.mo dall’apertura della grande assise ecclesiale. Una due giorni promossa dal
Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con l’Università Lateranense
che è stata salutata da un messaggio del Papa a firma del cardinale segretario di
Stato, Tarcisio Bertone, in cui Benedetto XVI esprime “paterna vicinanza e compiacimento
per la lodevole iniziativa”. Il servizio di Cecilia Seppia:
“La testimonianza
e le memorie dei Padri Conciliari e di quanti furono diretti protagonisti dell’assise
contribuiscono a mantenere vivo davanti ai nostri occhi l’affresco di quell’evento
che tanto ha significato per la vita della Chiesa”. Così, il Papa in un messaggio
inviato per l’apertura del Convegno internazionale in Vaticano che si propone di ripercorrere
appunto i passi salienti del Concilio Vaticano II, utilizzando criteri prettamente
storici e scevri da ogni ideologia. L’obiettivo è quello di promuovere ancora una
volta lo studio e la comprensione di quell’avvenimento che ha portato la Chiesa ad
un provvidenziale "balzo in avanti", come ha spiegato il cardinale Angelo Scola,
arcivescovo di Milano:
"Bisogna rileggerlo considerando la grande ispirazione
che Giovanni XXIII ebbe: quella di far fare un balzo innanzi alla Chiesa, come egli
stesso dice, e all’interno di questo evento leggere tutti i documenti conciliari in
unità, soprattutto le quattro grandi Costituzioni. Allora, la Chiesa emerge come un
soggetto che è generato dalla Trinità, fondato su Cristo Gesù, che è come un’ellisse,
che possiede due fuochi: un fuoco che La rivolge sempre al suo Signore ed un altro
alla Salvezza degli uomini. Credo comunque che la Chiesa stia facendo questo cammino
nel nostro tempo, che è anche cammino di assimilazione, di recezione del Concilio.
Dopo tutti i grandi Concili, sono stati necessari molti decenni prima che questa assimilazione
venisse fatta. Quindi, sono comprensibili tutte le fatiche che sono nate nel post-Concilio.
Tuttavia, a me sembra che questa recezione sia progressivamente in atto".
Nella
sua prolusione in apertura dei lavori il cardinale Scola si è soffermato su tre punti
salienti: il soggetto del Concilio che è la Chiesa stessa per mostrare la continuità
del suo cammino all’interno della grande riforma che l’Assemblea ha rappresentato;
l’indissolubile unità tra l’evento del Concilio e i documenti conciliari; infine l’interpretazione
della sua indole pastorale, spunto imprescindibile del compito missionario della Chiesa
e anche dell’imminente Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione. Ancora il
cardinale Scola:
"L’indole pastorale, secondo me - per come l’aveva posta
Giovanni XXIII – è, appunto, il carattere, la destinazione salvifica della Chiesa,
cioè: la Chiesa altro non è se non il Sacramento della presenza di Gesù, che viene
incontro all’uomo per salvarlo e per redimerlo. La pastorale è questo, non è tanto
l’invenzione di pratiche, di tecniche. Questo deve essere testimoniato da ogni cristiano
personalmente e comunitariamente, in tutti gli ambienti dell’umana esistenza".
Dunque,
"ripartire dagli archivi", riprendere in mano le fonti, diari, appunti, memorie private
di non facile reperibilità, visto anche l’altissimo numero di vescovi impegnati 50
anni fa, nei territori di missione per capire come i Padri conciliari hanno reagito
di fronte all’Assemblea per antonomasia che dopo mezzo secolo rilancia la sfida di
allora: attualizzare quei principi nel contesto culturale, farli recepire dai cristiani
e dall’intera società civile. L'arcivescovo di Milano:
"Quello che il Santo
Padre, Benedetto XVI - prima di lui Giovanni Paolo II e anche Paolo VI – hanno, appunto,
cominciato a chiamare la “Nuova Evangelizzazione”. Soprattutto nei 'mondi' come l’Europa,
che sono stati evangelizzati molti secoli fa, noi notiamo un affaticamento, una stanchezza.
Talora è un pregiudizio, per cui molti pensano di sapere cos’è il cristianesimo, senza
più viverlo. Allora, è molto necessario in questo contesto che la Chiesa si esprima
attraverso comunità vitali - dentro le parrocchie, dentro le diocesi, dentro le associazioni
e i movimenti – nelle quali si fa l’esperienza di come Gesù va all’incontro dell’uomo
e rivela all’uomo la grande vicinanza di Dio; a tutti gli uomini. Questo è tanto più
importante in una società plurale come la nostra".