Ad Assisi le celebrazioni per San Francesco, Patrono d'Italia
Sono già entrate nel vivo ad Assisi le celebrazioni per l'odierna festa di San Francesco,
Patrono d’Italia. Ieri sera, nel ricordo del “Transito” la recita dei primi vespri
nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. Oggi, giorno della
solennità dedicata al poverello, vari gli appuntamenti alla presenza delle autorità
istituzionali. In un intervento, il ministro dell'Interno, Cancellieri, ha sottolineato
l'attualità del messaggio di Francesco esortando la politica a "confermare con forza
i valori dell'onestà e dell'etica" e la popolazione a sentirsi "un'unica comunità
nazioanle". A offrire l'olio per la lampada votiva che arde sulla tomba del Santo
quest’anno tocca al Friuli Venezia Giulia. Ma come si è preparata la Regione a questo
appuntamento? Paolo Ondarza lo ha chiesto al vescovo di Trieste mons. Giampaolo
Crepaldi:
R. – La Regione
si è preparata per tempo. I quattro vescovi della Regione hanno mandato a tutte le
comunità cristiane un messaggio, intitolato: “Con Francesco varchiamo la porta della
fede”. Il collegamento immediato è all’apertura dell’Anno della Fede, il prossimo
11 ottobre.
D. – Come vescovi del Friuli Venezia Giulia portate al cospetto
della tomba di San Francesco, patrono d’Italia, i bisogni e le preghiere dei vostri
fedeli. Quali sono?
R. – Direi che sono di due tipi: la prima grande esigenza
che come vescovi abbiamo avvertito, è quella di andare verso un risveglio della fede:
questo ci è stato chiesto dal Papa quando è venuto ad inaugurare il grande convegno
di Aquileia 2 lo scorso anno. L’altra grande esigenza è quella di riscoprire una solidarietà
più convinta e più diffusa, in un momento in cui anche le nostre terre – fatte di
persone benestanti, di un tessuto produttivo molto solido – vivono una stagione caratterizzata
dalla crisi economico-sociale. Quindi, la fede da una parte e la solidarietà dall’altra.
D.
– Dal 1939, San Francesco è patrono d’Italia. Che cosa viene a dire il “Poverello
di Assisi” all’Italia dei nostri giorni?
R. – L’Italia vive una stagione non
facile, una lunga e interminabile transizione dal punto di vista politico, dal punto
di vista economico. Di fronte alla tomba di San Francesco, bisogna riprendere la grande
preghiera per questo Paese, affinché si apra una stagione della ragionevolezza, della
giustizia, della tranquillità: un futuro più sereno.
D. – Lo stile di vita
sobrio, il distacco dai beni materiali – caratteri tipici di Francesco d’Assisi, ricordati
da Benedetto XVI– possono essere modelli validi anche per i nostri giorni?
R.
– Sono modelli importantissimi, prima di tutto perché la sobrietà esterna nell’uso
dei beni sollecita un affinamento di carattere spirituale. Viviamo in società caratterizzata
da consumismo e spreco. Comportamenti che delle volte sono dettati da spinte compulsive
verso l’acquisto di tutto e di più. Direi che è arrivato il tempo di voltare pagina,
per una questione di giustizia verso i poveri.
D. – Quale la sua preghiera
a San Francesco?
R. – San Francesco era un innamorato di nostro Signore Gesù
Cristo. L’auspicio del vescovo di Trieste è che guardando lui, e imitando lui, anche
noi riscopriamo, con amore e con dedizione, il nostro Signore Gesù Cristo. È lui,
in fin dei conti, il nostro Redentore ed il nostro Salvatore.