"Giornata internazionale della Nonviolenza". L'Onu: urge diffondere educazione alla
pace
Si è celebrata ieri la “Giornata internazionale della Nonviolenza”, indetta dalle
Nazioni Unite, nel giorno in cui si ricorda anche la nascita di Ghandi. Dalla Siria
alla Repubblica Democratica del Congo, sono attualmente oltre 30 le guerre che insanguinano
e affamano molti Paesi del mondo. Per una riflessione su questa iniziativa, nata per
ribadire il messaggio della nonviolenza, attraverso l’informazione e la consapevolezza
pubblica, ma anche per diffondere l'educazione alla Pace, Cecilia Seppia ha
sentito Flavio Lotti, presidente della Tavola della Pace:
R. – E' una
Giornata che ci dovrebbe interrogare e far riflettere un po’ tutti quanti, perché
la violenza purtroppo sta crescendo assieme a tanta ingiustizia, a troppe disuguaglianze
e a tanta intolleranza in troppe parti del mondo. Abbiamo bisogno di riscoprire il
significato e la possibilità di percorrere una strada nuova, che vuole dire impegno
quotidiano a rispondere e a reagire con responsabilità a tutti i problemi, alla domanda
di aiuto, di solidarietà e di collaborazione che viene da tutti coloro che non ce
la fanno da soli.
D. – Purtroppo, la violenza è praticata in ogni sua forma
a tutte le latitudini: fame, povertà, diritti negati, discriminazione e non soltanto
conflitti armati, che sono sì più evidenti, ma che di certo non sono i soli. Questo
bisogna ribadirlo…
R. – Assolutamente sì. L’altro giorno il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto chiaramente di fronte a tutti i capi di Stato del
mondo, all’apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che non stiamo facendo
abbastanza per riconoscere le nostre responsabilità. Questo richiamo dobbiamo ricordarcelo
e ci deve portare a richiedere tutti insieme una politica nuova, una politica migliore.
Allo stesso tempo, però, ci deve anche portare a riscoprire e a riconoscere che questa
domanda di pace e di non violenza richiede anche un maggior senso di responsabilità
da parte di ciascuno di noi, su tutti i fronti.
D. – Oggi, ci sono più di
trenta guerre in tutto il mondo. Sono tante le zone di conflitto: una su tutte la
Siria, ma c’è anche il Congo, dove il conflitto dura dal 1997 e dove la vita quotidiana
è fatta di stupri, di omicidi, di saccheggi… Viene da pensare anche ai bambini, ai
piccoli che sono costretti a imbracciare le armi. Ancora una volta la violenza, purtroppo,
miete vittime facili come i minori, come le donne…
R. – Queste guerre crescono
perché continuano ad aumentare i traffici di armi nel mondo e perché, allo stesso
tempo, si presta sempre meno attenzione a quello che è il bene comune. Così facendo,
noi perdiamo di vista quelli che sono anche gli strumenti fondamentali di cui ancora
oggi disponiamo. La solidarietà e la cooperazione non sono il dare un qualcosa a chi
ne ha bisogno, ma è il pensare le relazioni tra le persone, tra i popoli, tra i Paesi
diversi in modo nuovo e dove abbiamo tutti qualcosa da guadagnare. Oggi, la crisi
profonda che stiamo vivendo deve essere ancora una volta per noi di stimolo a poter
costruire e cercare delle vie di uscita insieme con gli altri.
D. – Un altro
impegno importante che questa Giornata ci ricorda è quello del disarmo nucleare…
R.
– Certamente sì. Un disarmo sempre più urgente, partendo dal Medio Oriente, dove purtroppo
si sta preparando una nuova guerra e dove per scongiurarla non c’è che una strada:
organizzare quanto prima – come vogliono fare le Nazioni Unite – una conferenza per
mettere al bando in tutto il Medio Oriente le armi nucleari.