2012-10-02 16:20:28

"Giornata internazionale della Nonviolenza". L'Onu: urge diffondere educazione alla pace


Si è celebrata ieri la “Giornata internazionale della Nonviolenza”, indetta dalle Nazioni Unite, nel giorno in cui si ricorda anche la nascita di Ghandi. Dalla Siria alla Repubblica Democratica del Congo, sono attualmente oltre 30 le guerre che insanguinano e affamano molti Paesi del mondo. Per una riflessione su questa iniziativa, nata per ribadire il messaggio della nonviolenza, attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica, ma anche per diffondere l'educazione alla Pace, Cecilia Seppia ha sentito Flavio Lotti, presidente della Tavola della Pace: RealAudioMP3

R. – E' una Giornata che ci dovrebbe interrogare e far riflettere un po’ tutti quanti, perché la violenza purtroppo sta crescendo assieme a tanta ingiustizia, a troppe disuguaglianze e a tanta intolleranza in troppe parti del mondo. Abbiamo bisogno di riscoprire il significato e la possibilità di percorrere una strada nuova, che vuole dire impegno quotidiano a rispondere e a reagire con responsabilità a tutti i problemi, alla domanda di aiuto, di solidarietà e di collaborazione che viene da tutti coloro che non ce la fanno da soli.

D. – Purtroppo, la violenza è praticata in ogni sua forma a tutte le latitudini: fame, povertà, diritti negati, discriminazione e non soltanto conflitti armati, che sono sì più evidenti, ma che di certo non sono i soli. Questo bisogna ribadirlo…

R. – Assolutamente sì. L’altro giorno il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto chiaramente di fronte a tutti i capi di Stato del mondo, all’apertura dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che non stiamo facendo abbastanza per riconoscere le nostre responsabilità. Questo richiamo dobbiamo ricordarcelo e ci deve portare a richiedere tutti insieme una politica nuova, una politica migliore. Allo stesso tempo, però, ci deve anche portare a riscoprire e a riconoscere che questa domanda di pace e di non violenza richiede anche un maggior senso di responsabilità da parte di ciascuno di noi, su tutti i fronti.

D. – Oggi, ci sono più di trenta guerre in tutto il mondo. Sono tante le zone di conflitto: una su tutte la Siria, ma c’è anche il Congo, dove il conflitto dura dal 1997 e dove la vita quotidiana è fatta di stupri, di omicidi, di saccheggi… Viene da pensare anche ai bambini, ai piccoli che sono costretti a imbracciare le armi. Ancora una volta la violenza, purtroppo, miete vittime facili come i minori, come le donne…

R. – Queste guerre crescono perché continuano ad aumentare i traffici di armi nel mondo e perché, allo stesso tempo, si presta sempre meno attenzione a quello che è il bene comune. Così facendo, noi perdiamo di vista quelli che sono anche gli strumenti fondamentali di cui ancora oggi disponiamo. La solidarietà e la cooperazione non sono il dare un qualcosa a chi ne ha bisogno, ma è il pensare le relazioni tra le persone, tra i popoli, tra i Paesi diversi in modo nuovo e dove abbiamo tutti qualcosa da guadagnare. Oggi, la crisi profonda che stiamo vivendo deve essere ancora una volta per noi di stimolo a poter costruire e cercare delle vie di uscita insieme con gli altri.

D. – Un altro impegno importante che questa Giornata ci ricorda è quello del disarmo nucleare…

R. – Certamente sì. Un disarmo sempre più urgente, partendo dal Medio Oriente, dove purtroppo si sta preparando una nuova guerra e dove per scongiurarla non c’è che una strada: organizzare quanto prima – come vogliono fare le Nazioni Unite – una conferenza per mettere al bando in tutto il Medio Oriente le armi nucleari.







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