Georgia: l'opposizione in testa nelle legislative di ieri. Saakashvili ammette la
sconfitta
Cambiamento nello scenario politico della Georgia. Nelle elezioni legislative svoltesi
domenica nella Repubblica caucasica ex sovietica, a spoglio ancora in corso, risulta
in testa, con il 53% dei consensi, il fronte dell’opposizione al presidente Saakashvili,
alla guida del Paese dal 2004. Il capo dello Stato ha ammesso la sconfitta. Sul significato
di questo voto, Giancarlo La Vella ha intervistato il prof. Aldo Ferrari,responsabile delle ricerche su Caucaso e Russia dell’Ispi, Istituto per gli Studi
di Politica Internazionale:
R. - Si tratta
di una vittoria molto importante, perché, innanzitutto, segnerebbe la sconfitta del
partito al potere, cosa che nei Paesi ex sovietici accade molto di rado, per non dire
mai. Poi, segnerebbe l’inizio della fine per il potere di Saakashvili e del suo partito,
che è stato quasi assoluto in questi otto anni e che ha provocato una forte e crescente
insoddisfazione di buona parte della società georgiana. Saakashvili è stato un presidente
che sicuramente ha risolto molti problemi della Georgia, soprattutto nell’ambito della
lotta alla corruzione o della pressione fiscale, ma ha lasciato aperti tanti altri
problemi, a partire dal difficile rapporto con la Russia, dalla sconfitta nella guerra
del 2008 con Mosca per il possesso dell’Ossezia del Sud, nella quale le responsabilità
di Saakashvili sono molto forti. Inoltre, sono numerosi i problemi economici che rimangono
ancora molto gravi nel Paese.
D. - Qual è la posizione del fronte delle opposizioni
rispetto ai rapporti con la Russia e con l’Europa?
R. - Il fronte dell’opposizione
è di per sé molto eterogeneo, è un cartello elettorale la cui solidità dovrà essere
verificata. Però, assolutamente non intende venir meno alla svolta filoccidentale
e filoeuropea già segnata da Saakashvili. Tant’è vero che, nel programma elettorale,
si conferma il progetto di ingresso nell’Unione Europea e nella Nato. Al tempo stesso,
l’opposizione è portavoce di un atteggiamento più equilibrato nei confronti della
Russia, in quanto la Georgia non può, nonostante il suo orientamento filoccidentale,
prescindere dall’aspetto geopolitico, storico ed economico, di trovarsi nel Caucaso
e dall’avere come vicino forte ed importante, anche economicamente, la Russia. La
rottura dei rapporti politici ed economici con Mosca è, infatti, una delle ragioni
delle difficoltà economiche del Paese.
D. - La questione caucasica può essere
ammorbidita da questo cambio di guardia nella maggioranza parlamentare?
R.
- Io spero di sì, perché, almeno in parte, il peggioramento dei rapporti tra la Georgia
e la Russia - una delle cause che ha fatto del Caucaso una regione calda, insieme
al conflitto per il Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian - è almeno in parte
determinato da atteggiamenti estremistici ed isterici dello stesso Saakashvili. È
chiaro che l’intera società georgiana propende legittimamente per un allontanamento
dall’orbita russa, vista come una secolare occupazione e ingerenza. M credo che una
dirigenza più equilibrata, più pacata nei suoi atteggiamenti, sia verso l’interno,
che verso l’esterno, possa contribuire notevolmente al miglioramento dei rapporti
con Mosca e di conseguenza - se naturalmente anche la controparte favorirà il dialogo
- migliorare il clima politico dell’intera regione.
D. - Che ricadute ci saranno
su quello che è il problema energetico? Il Caucaso è zona di passaggio di oleodotti,
gas, petrolio…
R. - Queste elezioni non dovrebbero avere una ricaduta immediata
su questo problema, in quanto le rotte energetiche sono già sostanzialmente tracciate.
Non ci saranno cambiamenti sostanziali da questo punto di vista. Però, un eventuale
miglioramento della situazione politica determinerebbe, inevitabilmente, anche un
miglioramento della situazione economica, che risente ancora del fatto che diverse
frontiere sono chiuse, che la collaborazione tra questi Paesi è molto più limitata
di quello che potrebbe e dovrebbe essere.