2012-10-02 11:44:55

Francia: nota dei vescovi sul matrimonio omosessuale


Se è vero che spetta al potere politico ascoltare la richiesta di un certo numero di persone omosessuali, tesa a beneficiare di un quadro giuridico formale in grado di dare validità nel tempo alla loro relazione affettiva, è altrettanto vero che la risposta deve essere in funzione del bene comune, di cui lo stesso potere politico è garante. Quindi “la richiesta di estendere il matrimonio civile non può essere trattata soltanto sotto la prospettiva della non discriminazione” o del principio di uguaglianza “poiché ciò supporrebbe di partire da una concezione individualistica del matrimonio”. È quanto afferma una nota diffusa in questi giorni dal Consiglio “Famiglia e Società” della Conferenza episcopale francese e in cui i vescovi prendono ufficialmente posizione sul dibattito in corso nel Paese circa la legalizzazione del matrimonio e dell’adozione omosessuale allo studio del Governo. Una decisione in questo senso — si legge nella nota intitolata “Allargare il matrimonio alle persone dello stesso sesso: apriamo il dibattito!” e ripresa dall’agenzia Apic e dall’Osservatore Romano — avrebbe conseguenze importanti sui bambini, sull’equilibrio delle famiglie e sulla coesione sociale”. Di qui la proposta di una riflessione approfondita e rispettosa, rivolta ai cattolici, ma che “può interessare tutte le persone che si interrogano sulle misure annunciate” e che in questo senso non esprime “solo un punto di vista religioso”. La nota ribadisce la disponibilità della Chiesa all’accoglienza delle persone omosessuali e che essa “continuerà a dare il suo contributo alla lotta contro ogni forma di omofobia e di discriminazione”. Tuttavia – afferma - pretendere di regolare questi problemi ignorando le differenze fra le persone, “appare una scelta ideologica pericolosa”. Il principale compito del potere politico — sottolineano i vescovi — è difendere non solo i diritti e le libertà individuali, ma anche e soprattutto il bene comune e “il bene comune non è la somma degli interessi individuali”, bensì il bene dell’intera comunità. La vera questione è allora di sapere se, nell’interesse del bene comune, la legge che disciplina il matrimonio debba continuare ad affermare il legame fra stato coniugale e procreazione, fra l’amore fedele di un uomo e di una donna e la nascita di un bambino, per ricordare a tutti che la vita è un dono, che i due sessi sono uguali e l’uno come l’altro indispensabili alla vita, che la leggibilità della filiazione è essenziale per il bambino”. Per i vescovi un’evoluzione del diritto di famiglia è sempre possibile ma, invece di cedere alle pressioni di determinati gruppi, la Francia dovrebbe stabilire un vero dibattito nella società e cercare “una soluzione originale che risponda alla domanda di riconoscimento delle persone omosessuali senza tuttavia danneggiare i fondamenti antropologici della società”. (L.Z.)







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