Giornata internazionale delle persone anziane: risorsa, non fardello
“Gli anziani contribuiscono in modo essenziale allo sviluppo e alla stabilità della
società e molto ancora deve essere fatto per sfruttarne il potenziale”. Così ieri
il segretario generale Onu Ban Ki-moon nel messaggio per la Giornata internazionale
dedicata alle persone anziane. La 22.ma edizione di questa giornata si celebra nell’Anno
europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Per l’occasione
a Roma ieri mattina si è svolto il convegno “La crisi e gli anziani in Italia e in
Europa. Quali prospettive”, organizzato da Age Platform, rete europea di organizzazioni
per persone over 50. Al microfono di Paolo Ondarza il coordinatore per l’Italia
Elio D’Orazio:
R.
– Queste nostre iniziative sono occasioni nelle quali lavorare per incrementare ed
accrescere questa grande risorsa che è la disponibilità degli anziani.
D.
– Qual è il contributo che gli anziani danno alla società in Europa?
R. – Innanzitutto
nel lavoro, ma soprattutto nel volontariato, in termini di solidarietà, di aiuto,
di impegno culturale, civile, di trasmissione di sapere, e, non ultimo, di trasmissione
di quelli che sono i valori fondanti della stessa Unione Europea.
D. – Qual
è il rapporto tra la crisi in atto e la popolazione anziana?
R. – E’ un rapporto
difficile. Gli anziani in Italia, ma anche nella società europea, stanno pagando un
prezzo molto alto. Ci sono dei rischi, come quello dell’impoverimento, soprattutto
delle fasce anziane più deboli.
D. – Ricordiamo che spesso gli anziani sono
un validissimo sostegno anche in termini economici per le nuove generazioni, che non
riescono a fronteggiare la crisi...
R. – Certo, non soltanto in termini familiari
o aziendali-familiari, come positivamente spesso succede, per fortuna, ma anche in
termini di trasmissione del sapere, di conoscenza, di competenze. Su tutti questi
temi noi proponiamo e chiediamo che venga costituito un comitato permanente presso
la Presidenza del Consiglio tra le vecchie generazioni di anziani e le nuove generazioni.
Su quel tavolo vogliamo portare il nostro contributo d’idee e d’impegni.
D.
– Quando si parla di contributo degli anziani alla società, non parliamo solo in termini
fattivi, ma anche di ciò che rappresentano come semplice presenza, come testimonianza
nella società; valori spesso disconosciuti, tanto che l’Onu rimarca: discriminazione
ed esclusione sociale persistono...
R. – Purtroppo gli stereotipi persistono
e vanno combattuti. Cerchiamo di praticare la nostra lotta alla discriminazione non
soltanto a parole, ma anche con i fatti reali, con gesti concreti, coinvolgendo le
nuove generazioni.
D. – Riconoscere il valore degli anziani, puntare a migliorarne
la qualità di vita, che è poi ciò che anima il lavoro di Age Platform ed è anche l’obiettivo
dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni,
contrasta però – va detto – con una realtà sconcertante di chi in Europa – sono gruppi
isolati – vorrebbe depenalizzare l’eutanasia per persone anziane sane, ma non più
desiderose di vivere. Realtà questa che è frutto di una visione della vita che considera
la vecchiaia non come una risorsa per la società, ma piuttosto come un fardello o
un costo...
R. – Sono problemi delicati, che noi solitamente non trattiamo,
ma le nostre associazioni sicuramente sono presenti per dare supporto concreto, in
modo che non ci sia bisogno di ricorrere a decisioni estreme, per risolvere un problema
di sofferenza. La sofferenza ha in sé un suo valore, noi non la vogliamo assolutamente
negare, e il nostro supporto non mancherà in questo senso.
D. – Soprattutto
la vecchiaia non va intesa come fardello o costo, ma come una risorsa...
R.
– Certamente, come una grande risorsa anche nel senso di consegna di speranza di vita,
di futuro, di progettazione di un futuro che talvolta ci viene negato anche nella
prospettiva o nell’immaginazione.