Conclusa plenaria dei vescovi europei: voce dei cristiani scomoda perché libera
Accettare la sfida della secolarizzazione: con questa affermazione si è conclusa domenica
a San Gallo, in Svizzera, l´assemblea generale del Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa (Ccee). La Chiesa di oggi, ha affermato il presidente del Ccee, il cardinale
Peter Erdö, al termine dei lavori, deve accorgersi della presenza dei segni di speranza
che sono frutto del Concilio Vaticano II. Il servizio del nostro inviato Mario
Galgano.
Nella cosiddetta Messa delle Nazioni, celebrata nella Cattedrale
di San Gallo e che ha concluso la plenaria, sono stati menzionati i temi principali
del incontro annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali europee. Oltre 50
tra cardinali e vescovi di tutta Europa hanno discusso negli ultimi quattro giorni
sulle sfide che il Vecchio Continente sta affrontando, come la crisi economica ma
anche la sfida della nuova evangelizzazione. I vescovi ripartono ciascuno per il proprio
Paese dopo giorni intensi di confronto sulla situazione in Europa, attraversata da
una profonda crisi che assume molteplici volti, ma con una speranza concreta, come
ha ricordato il cardinale Peter Erdö. Il porporato ungherese ha menzionato l´evoluzione
in Europa negli ultimi 50 anni dopo il Concilio Vaticano II, da allora “la Chiesa
- ha ricordato il cardinale - ha continuato ad essere in cammino cercando di rispondere
con la verità di sempre alle sfide di ogni momento, testimoniando così uno sviluppo
e un rinnovamento organico”. “Anche le conseguenze della globalizzazione, che sono
tra l’altro la facilità dei viaggi, dei trasporti, Internet, malgrado alcune difficoltà
e la possibilità di essere usate in modo sbagliato, permettono – a giudizio del presidente
del Ccee - una comunicazione globale rapidissima, e possono essere al servizio della
trasmissione della nostra fede”.
Nel comunicato finale, i vescovi europei di
dicono “consapevoli che l’annuncio di Cristo Gesù è il grande ‘sì’ di Dio alla vita
dell’uomo, alla libertà, all’amore. Il Vangelo, infatti, rivela la verità di Dio-Amore
e svela il vero volto dell’uomo, lo salva dal male morale e porta a pienezza la sua
umanità. Prendendo atto delle gravi derive del liberismo economico e del libertarismo
etico – proseguono i presuli nel comunicato finale - vogliamo ricordare che il cristianesimo
è quanto mai attuale, e offre a tutti il suo patrimonio di perenne attualità poiché
proclama un umanesimo personalista e comunitario”. “Le culture laiche, che si scontrano
su diverse visioni antropologiche, non devono guardare con sospetto il messaggio cristiano,
che da sempre dischiude l’ala della fede e l’ala della ragione. Le due ali appartengono
all’uomo e alla storia europea, e sono alla base della nostra civiltà. La Chiesa rendendo
testimonianza della verità della fede, partecipa al dibattito culturale e sociale
con il proprio patrimonio di sapienza e di cultura, presentando le elaborazioni della
retta ragione. L’intento di ridisegnare i fondamenti naturali della società, come
la famiglia o la convivenza delle diverse tradizioni storiche e religiose, è ritenuto
non casuale”.
I vescovi europei s’interrogano “sullo scopo di atteggiamenti
di fastidio e di sistematico discredito che esprimono intolleranza, e a volte anche
discriminazione e incitamento all’odio, verso la fede e la dottrina cristiana, e quindi
verso i cristiani. La loro voce è da taluni ritenuta scomoda ed è accusata d’intolleranza
o di oscurantismo: in realtà, è sentita come pericolosa perché voce libera che non
si piega ad interessi, né è disposta a cedere a ricatti. Destabilizzare la persona
e la società non è per il bene dell’uomo, ma rappresenta interessi di parte. Apprezziamo
specialmente, anche alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, la libertà
umana, la quale deve essere usata in rispetto ai diritti delle persone, anche alla
loro convinzione religiosa”.
“Abbiamo preso coscienza della grave situazione
dei cattolici della Bosnia Erzegovina – prosegue il comunicato - Vogliamo accompagnare
la loro sorte con attenzione solidale e speriamo che la loro libertà venga garantita.
Nel contesto europeo, nel quale viviamo – concludono i vescovi del Ccee - auspichiamo
pieno rispetto e disponibilità di dialogo senza pregiudizi e arroganza. I cristiani
sentono la loro responsabilità di cittadini, ed hanno un patrimonio di verità che
duemila anni di storia dimostrano nei frutti di servizio, di bene e di civiltà”.