Siria: ieri oltre 100 morti. Gli Usa annunciano 45 milioni di dollari a favore dell'opposizione
Ancora violenti scontri, in Siria. La battaglia tra ribelli ed esercito si concentra
soprattutto ad Aleppo, la più popolosa città del Paese dove nelle ultime 24 ore si
contano decine di vittime ed esecuzioni sommarie. Gli Stati Uniti annunciano aiuti
per 45 milioni di dollari a favore dell’opposizione nell’ambito del gruppo “Amici
della Siria” che si è riunito in queste ore a New York. L’Onu, intanto, rinnova il
mandato alla Commissione d’inchiesta che indaga sui crimini di guerra. Sul terreno,
il bilancio della giornata di ieri è di almeno 117 morti. Il servizio è di Marina
Calculli:
Combattimenti
senza precedenti stanno infiammando la città di Aleppo da due giorni. I ribelli rivendicano
molte vittorie, ma è evidente che il controllo dello spazio urbano non sia ancora
nelle loro mani. Nella capitale, invece, le truppe del regime di Assad hanno lanciato
un’offensiva durissima contro alcuni quartieri, perquisendo e distruggendo moltissime
case. Intano Washington avverte che le armi chimiche del regime sono state trasferite,
pur restando sempre sotto il controllo dell’esercito. L’opposizione invece rivendica
maggior aiuto dall’estero: la Casa Bianca stanzierà altri 45 milioni di dollari per
aiutarli, che andranno però investiti in materiale per la comunicazione e non in armi.
A Ginevra intanto il Consiglio dei diritti dell’uomo ha prolungato il mandato per
una commissione di inchiesta internazionale sulla Siria. La neo commissaria Carla
del Ponte – ex procuratore del tribunale per la Ex Jugoslavia – ha invocato il rischio
di una guerra confessionale.
A causa dell'incessante ondata di profughi in
fuga dalla Siria, Iraq, Giordania, Turchia, ma soprattutto Libano rischiano di non
poter far fronte agli arrivi e all’assistenza. Proprio a Beirut Davide Maggiore
ha intervistato Davide Bernocchi, rappresentante di Catholic Relief Services
nel Paese dei Cedri, che traccia un drammatico profilo della situazione:
R. – L’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ad oggi ha registrato più di 200
mila rifugiati provenienti dalla Siria nei Paesi circostanti; i numeri reali sono
chiaramente molto più alti. La situazione è diversa da Paese a Paese. Turchia e Giordania
hanno istituito dei campi, la stessa cosa avviene adesso in Iraq mentre in Libano
l’assistenza è più diretta e viene direttamente dalle Nazioni Unite o dalle organizzazioni
non governative.
D. – Cosa si può dire più in particolare di quanto sta accadendo
in Libano, per quanto riguarda l’assistenza?
R. – Il Libano, in termini di
numeri, è il secondo Paese per numero di rifugiati: sono più di 75 mila le persone
che finora sono state assistite dalla comunità internazionale e dalle associazioni
umanitarie. Anche qui i rifugiati reali sono molti di più. Il problema è che Libano
e Siria sono due Paesi con una contiguità storica ed etnica molto forte, per cui molti
rifugiati, in realtà, sono assistiti da familiari o gente che appartiene alla loro
comunità; altri si possono permettere ad oggi di affittare una casa, anche perché
il Libano non richiede particolare burocrazia per l’ingresso dei siriani. Il problema
è per il futuro: ci chiediamo che cosa succederà se la situazione di crisi in Siria
si protrarrà e queste persone non potranno più permettersi di essere autosufficienti
in Libano.
D. – In questo contesto, come agisce Catholic Relief Services?
R.
– Catholic Relief Services lavora a livello regionale con tutte le Caritas dei Paesi
limitrofi che accolgono rifugiati. In realtà, Catholic Relief Services ha un’esperienza
di lunga data sia in Giordania sia in Libano, e ha lavorato con le Caritas locali
nell’accoglienza dei profughi iracheni. E quindi, questa è una base molto solida per
il lavoro che si sta facendo ora con i siriani. Direi che l’elemento dei rifugiati
iracheni è un elemento al quale bisogna porre attenzione: la Siria ne aveva ben oltre
un milione, molte di queste persone non sono in condizioni di rientrare in Iraq per
cui la comunità internazionale deve veramente riservare attenzione alla loro sorte.