2012-09-29 08:23:28

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa 26.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui l’apostolo Giovanni dice di aver visto un uomo che scacciava i demòni nel nome di Cristo e ha cercato di impedirglielo, perché non è della ristretta cerchia dei discepoli che segue il Maestro. Ma Gesù risponde:

“Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Il nome di Dio in esclusiva, una appartenenza religiosa recintata, un’identità sacra rigida: il discepolo Giovanni si fa portavoce di questa mentalità; ma lo stesso atteggiamento è presente anche attorno a Mosè, nella prima lettura. Non importa che chi soffre sia guarito, che le opere siano buone? Se non c’è autorizzazione debita, se “non è dei nostri”, se non è passato per la nostra scuola religiosa, non vale niente, bisogna bloccarlo, rifiutarlo. Che mentalità gretta! Eppure tante volte è proprio così anche oggi. Gesù non accetta, anzi rovescia la prospettiva: chiunque ha il cuore generoso, chiunque fa il bene, chi dona anche solo un bicchiere d’acqua, è discepolo, anche senza saperlo. Si può essere discepoli, giusti, anche santi, pur senza essere uomini di chiesa. Chiunque pratica la giustizia, affermò un giorno Pietro davanti al pagano Cornelio, trova accoglienza presso Dio (At 10,34s). La seconda parte del vangelo parla di radicalità quasi feroce: occhio, mano, piede che sono strumenti di male, e allora tagliare di netto! Il senso non è diventare mutilati, la soluzione non è la mano tagliata o l’occhio strappato. Ma la mano convertita, l’occhio puro, il piede prudente. Soprattutto il cuore pulito.







All the contents on this site are copyrighted ©.