2012-09-28 14:19:08

Vivaci reazioni in Italia e all'estero all'ipotesi di un secondo governo Monti. Il parere del prof. Giovagnoli


Continua la discussione politica dopo l’apertura del premier Monti, da New York, ad un’eventuale bis del suo mandato. Forte l’entusiasmo della comunità internazionale, oggi Monti ha incassato l’approvazione anche dell’agenzia di rating Moody’s. Divisa la politica italiana. Francesca Sabatinelli ha intervistato il politologo Agostino Giovagnoli:RealAudioMP3

R. - È significativo che questa novità sia stata espressa a New York. Questo mette in evidenza che Monti ha voluto, innanzi tutto, reagire ancora una volta alle pressioni internazionali e alle preoccupazioni per il futuro della politica italiana che in questo momento la comunità internazionale nutre vivamente, purtroppo anche a causa delle devastanti immagini offerte dalla crisi della Regione Lazio, immagini che hanno fatto purtroppo il giro del mondo.

D. - La Comunità internazionale ha espresso immediatamente la sua approvazione per un Monti-bis. Più freddezza invece dalla politica italiana...

R. - Certamente, al di là delle intenzioni di Monti, questa sua affermazione rappresenta una provocazione alla politica italiana. Io credo che alcune ansie immediate delle reazioni della prima ora siano destinate a rientrare. Non è affatto vero che Monti, con la sua disponibilità, di fatto, renda inutili le prossime elezioni, tutt’altro. Né tanto meno le frasi di Monti stanno a significare che la politica in Italia non conti più nulla. Io credo che invece devono essere prese come uno stimolo in senso contrario. In altre parole, queste affermazioni possono essere prese positivamente dalla politica italiana, per un patto fondativo che liquidi definitivamente la Seconda Repubblica, e apra la strada ad un’Italia stabilmente orientata nel contesto internazionale verso una ricostruzione, dopo i tanti errori degli ultimi decenni. Ma questo patto, di cui Monti è ormai diventato il simbolo con l’azione del suo governo, è un patto che io credo le forze politiche possano comunemente sottoscrivere; dopo di che, all’interno di questo quadro naturalmente la competizione politica acquista tutto il suo significato. Se i partiti sono in grado di fare questo duplice passaggio in pochi mesi, credo che tutti ne usciranno rafforzati e renderanno inutile o non traumatica, la possibilità di una successione di Monti a se stesso.

D. - Ma un Monti bis non sarebbe, in qualche modo, mettere l’Italia sotto tutela, una sorta di commissariamento?

R. - Credo proprio di no. Ricordiamoci che il “Monti uno”, quello attuale, non avrebbe avuto nessuna possibilità di muovere neanche un passo senza il sostegno dei partiti politici. Quindi credo sia perfettamente logico che i partiti politici che lo hanno sostenuto, assumano gran parte della cosiddetta “Agenda Monti” come orizzonte comune. Questo credo sia il passaggio da fare. Non è una tutela esterna dei tecnici, sono i partiti che hanno fatto uno scatto di responsabilità. C’è chi non l’ha fatto rimanendo all’opposizione, c’è chi ha appoggiato con minore convinzione questo governo, anche tra quelli della cosiddetta “strana maggioranza”. Però, diciamo che questo appoggio c’è già stato. Credo si tratti di esplicitarne le conseguenze, di riconoscere che l’Italia ha bisogno delle prospettive indicate da Monti, soprattutto sul piano della connessione tra il governo del Paese e la politica internazionale e le strategie economiche sul piano internazionale. Questi sono punti di riferimento imprescindibili che la politica deve assumere con grande esplicitezza. Questo rafforzerebbe la politica, non la indebolirebbe.

D. - Possibile che la politica italiana oggi non riesca a presentare candidature forti per una premiership importante?

R. - Credo che il problema non siano i nomi. Il problema è una mancanza di chiarezza sulla fine della Seconda Repubblica. Oggi abbiamo politici di primissimo piano che mettono in discussione, un giorno si e un giorno no, l’appartenenza dell’Italia all’Euro. Questo è devastante, perché rende tutto estremamente instabile ed incerto. Bisogna dare vita ad una nuova fase della vita politica italiana, una Terza Repubblica se vogliamo chiamarla così, e Monti in qualche modo è il simbolo di questo passaggio, non si tratta di una parentesi. Anche gli scandali della politica che continuano ad emergere dimostrano questa incapacità di uscire da un sistema che è fallito, perché la Seconda Repubblica è fallita. Dunque bisogna mettersi intorno ad un tavolo e costruire un progetto nuovo e proporlo agli elettori. Coloro che faranno questo, saranno dei leader autorevoli che emergeranno nella competizione elettorale.







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