Vivaci reazioni in Italia e all'estero all'ipotesi di un secondo governo Monti. Il
parere del prof. Giovagnoli
Continua la discussione politica dopo l’apertura del premier Monti, da New York, ad
un’eventuale bis del suo mandato. Forte l’entusiasmo della comunità internazionale,
oggi Monti ha incassato l’approvazione anche dell’agenzia di rating Moody’s. Divisa
la politica italiana. Francesca Sabatinelli ha intervistato il politologo Agostino
Giovagnoli:
R. - È significativo
che questa novità sia stata espressa a New York. Questo mette in evidenza che Monti
ha voluto, innanzi tutto, reagire ancora una volta alle pressioni internazionali e
alle preoccupazioni per il futuro della politica italiana che in questo momento la
comunità internazionale nutre vivamente, purtroppo anche a causa delle devastanti
immagini offerte dalla crisi della Regione Lazio, immagini che hanno fatto purtroppo
il giro del mondo.
D. - La Comunità internazionale ha espresso immediatamente
la sua approvazione per un Monti-bis. Più freddezza invece dalla politica italiana...
R.
- Certamente, al di là delle intenzioni di Monti, questa sua affermazione rappresenta
una provocazione alla politica italiana. Io credo che alcune ansie immediate delle
reazioni della prima ora siano destinate a rientrare. Non è affatto vero che Monti,
con la sua disponibilità, di fatto, renda inutili le prossime elezioni, tutt’altro.
Né tanto meno le frasi di Monti stanno a significare che la politica in Italia non
conti più nulla. Io credo che invece devono essere prese come uno stimolo in senso
contrario. In altre parole, queste affermazioni possono essere prese positivamente
dalla politica italiana, per un patto fondativo che liquidi definitivamente la Seconda
Repubblica, e apra la strada ad un’Italia stabilmente orientata nel contesto internazionale
verso una ricostruzione, dopo i tanti errori degli ultimi decenni. Ma questo patto,
di cui Monti è ormai diventato il simbolo con l’azione del suo governo, è un patto
che io credo le forze politiche possano comunemente sottoscrivere; dopo di che, all’interno
di questo quadro naturalmente la competizione politica acquista tutto il suo significato.
Se i partiti sono in grado di fare questo duplice passaggio in pochi mesi, credo che
tutti ne usciranno rafforzati e renderanno inutile o non traumatica, la possibilità
di una successione di Monti a se stesso.
D. - Ma un Monti bis non sarebbe,
in qualche modo, mettere l’Italia sotto tutela, una sorta di commissariamento?
R.
- Credo proprio di no. Ricordiamoci che il “Monti uno”, quello attuale, non avrebbe
avuto nessuna possibilità di muovere neanche un passo senza il sostegno dei partiti
politici. Quindi credo sia perfettamente logico che i partiti politici che lo hanno
sostenuto, assumano gran parte della cosiddetta “Agenda Monti” come orizzonte comune.
Questo credo sia il passaggio da fare. Non è una tutela esterna dei tecnici, sono
i partiti che hanno fatto uno scatto di responsabilità. C’è chi non l’ha fatto rimanendo
all’opposizione, c’è chi ha appoggiato con minore convinzione questo governo, anche
tra quelli della cosiddetta “strana maggioranza”. Però, diciamo che questo appoggio
c’è già stato. Credo si tratti di esplicitarne le conseguenze, di riconoscere che
l’Italia ha bisogno delle prospettive indicate da Monti, soprattutto sul piano della
connessione tra il governo del Paese e la politica internazionale e le strategie economiche
sul piano internazionale. Questi sono punti di riferimento imprescindibili che la
politica deve assumere con grande esplicitezza. Questo rafforzerebbe la politica,
non la indebolirebbe.
D. - Possibile che la politica italiana oggi non riesca
a presentare candidature forti per una premiership importante?
R. - Credo che
il problema non siano i nomi. Il problema è una mancanza di chiarezza sulla fine della
Seconda Repubblica. Oggi abbiamo politici di primissimo piano che mettono in discussione,
un giorno si e un giorno no, l’appartenenza dell’Italia all’Euro. Questo è devastante,
perché rende tutto estremamente instabile ed incerto. Bisogna dare vita ad una nuova
fase della vita politica italiana, una Terza Repubblica se vogliamo chiamarla così,
e Monti in qualche modo è il simbolo di questo passaggio, non si tratta di una parentesi.
Anche gli scandali della politica che continuano ad emergere dimostrano questa incapacità
di uscire da un sistema che è fallito, perché la Seconda Repubblica è fallita. Dunque
bisogna mettersi intorno ad un tavolo e costruire un progetto nuovo e proporlo agli
elettori. Coloro che faranno questo, saranno dei leader autorevoli che emergeranno
nella competizione elettorale.